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PRIMA CHE PIOVA

Una ciaspolata da Caldirola al Monte Gropà, passando per la Fontana Nascosta

PARTENZA: Caldirola, Colonia Provinciale (mt. 1100)

ARRIVO: Monte Gropà (mt. 1446) 

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 4,5 km

TEMPO DI PERCORRENZA: 3 h. circa
SEGNAVIA: bianco-rosso 106 fino al bivio per la Fontana Nascosta; bianco-rosso 115 fino alle piste da sci, bianco-rosso 200 sul crinale

 

 

Prima che piova, vorrei fare un giro con le ciaspole. Per ora il tempo sembra tenere, ma le previsioni non sono incoraggianti, danno acqua anche questo fine settimana, dopo 4-5 giorni di tempo già brutto. E tutta quest'acqua non fa bene alla neve: ok che era tanta, ma tanta non significa infinita. A forza di piovere se ne andrà tutta, porcamiseria.

Ma da quando mi metto a pensare a come conservare la neve?? Proprio io, che l'ho sempre odiata.

Magari odiata no, però non mi è mai piaciuta, non mi è mai piaciuto camminarci sopra, fino a che un bel giorno ho deciso di comprarmi le ciaspole e ho scoperto quanto è bello ciaspolare sulla neve fresca.

Si, voi direte "ti piace camminare sulla neve perché la compagnia è ottima", ok, avete ragione, ma ho fatto tante ciaspolate da solo e non sono mai durate abbastanza, ve lo posso assicurare. Stanchezza tanta, perché sulla neve si fatica, ma paesaggi meravigliosi. E proprio ora che ci prendo gusto, la neve si scioglie? Ma neanche per sogno! Resisti, neve. Che sabato arrivo.

Durante la settimana, mi sono sentito osservato un po' da tutti e la cosa mi ha messo particolarmente a disagio, visto che non ho un'esigenza impellente di mettermi in mostra, anzi a volte cerco proprio di nascondermi. Non so, sarà stata la mia abbronzatura fuori stagione. Ero marrone come un armadio di castagno, grazie al sole che ho preso domenica scorsa scherzando con la mia compagna di viaggio sotto alla croce dell'Ebro. Lunedì addirittura faticavo a tenere gli occhi aperti da quanto mi bruciavano, per il sole.

E' un problema, quello del sole, che non si pone per questo fine settimana, come ho detto, ma sinceramente non mi sono interessato più di tanto: essendo da solo posso gestirmi come meglio credo. Vado se ne ho voglia, se il tempo regge, se l'umore è buono, se la gamba gira. Continuo a dormire girandomi dall'altra parte nelle altre ipotesi. Ma intanto vado, lo so già, perché non posso passare un weekend senza andare sui monti.

Sì, sono solo questa volta, avete capito bene. E meno male.

No, non pensate male, non siamo ancora arrivati a odiarci. Anzi.

Dico meno male perché non so se saremmo riusciti a fare un bel giro oggi. Si, qualche fetta di salame con lei l'avrei mangiata volentieri, magari sotto a un portico per ripararci dalla pioggia. Nel senso, non è il tempo brutto che ferma la mia voglia di stare bene.

C'è un cielo strano, anche se da ieri sera non piove più. Sono curioso di vedere se per terra c'è ancora della neve o se la pioggia l'ha fatta andare tutta. Secondo me la neve resiste.

Parto un po' in ritardo, ma ero stanco e ho voluto dormire mezz'oretta in più. E come se non bastasse, al momento di tirarmi su dal letto mi si è addormentato un braccio, una punizione divina. Me lo sentivo pesante come un sacco di cemento, con l'altro braccio cercavo di spostarlo e non ci riuscivo. E' una delle cose più fastidiose del mondo, il braccio addormentato. E non so perché ma ogni volta che mi succede, finisco sempre a ridere da solo, forse per sfinimento. Dopo esserci svegliati per bene - io e il braccio - ed essermi preparato, parto in macchina verso la Colonia e quando parcheggio mi accorgo di aver vinto la scommessa che avevo fatto con me stesso: la neve c'è.

Si vede a occhio nudo che si è abbassata, quasi dimezzata. Però c'è ancora un bel manto bianco. Mi metto le ciaspole, lo zaino, la cuffia e la macchina fotografica al collo. Si parte per il solito sentiero 106, la destinazione la scopriremo strada facendo, per ora non ho ancora idea del giro che farò. Mentre cammino, noto subito che la consistenza della neve è ben diversa e nel sentierino più battuto, fortunatamente, non si affonda molto, ma basta spostarsi poco più a lato per affondare nella neve. La pioggia ha fatto il suo, c'era da aspettarselo.

Sento rumori ovunque. Un lamento simile a quello di un capriolo si fa sempre più insistente e non capisco da dove provenga, ma proseguo per la mia strada non interessandomene più di tanto. E poi altri rumori poco chiari tra le foglie, mi dico "oggi c'è movimento". Basta un po' di disgelo e la natura si rimette in moto, è la vita che riprende dopo l'inverno. Il grande traffico di animali è confermato dalla miriade di impronte che trovo sulla neve: ce ne sono per tutti i gusti. E più avanti ne incontrerò alcune così strane da lasciarmi alquanto pensieroso (ma ci arriveremo).

Quando sono in prossimità della prima vera salita, quella che porta - curvando verso sinistra - in direzione del Rifugio Orsi, prendo la prima decisione della mia giornata sul percorso della ciaspolata: voglio andare alla Fontana Nascosta.

La Nascosta è una fontana tra le più conosciute a Caldirola, ma non essendo segnalato il percorso per raggiungerla, forse sono ancora molti quelli che ignorano la sua esistenza. Poco prima della salita (segnalata) verso sinistra del sentiero per il Rifugio, prendo così il sentiero sulla destra, che sale tra i prati: non ne ho la certezza, ma così a naso direi che sono il primo che passa per questo sentiero da quando ha iniziato a nevicare, qualche mese fa.

Tutto è perfettamente intatto. Rompo la neve con le ciaspole, affondando in alcuni punti fino a sopra il ginocchio. Che fatica, gente. Mi pento quasi subito di aver preso questa deviazione, mi farà perdere un sacco di tempo. "Ma chi se ne frega", penso, non devo mica rendere conto a nessuno del giro che faccio (ops: a parte i lettori del blog!) e anche se ci metto un po' di tempo in più, o se mi stanco e torno a casa, che sarà mai.

Ogni passo nella neve mi fa affondare e non so di quanto. Ogni tanto mi fermo, pianto i bastoni nella neve e scatto qualche foto del panorama alle mie spalle: dietro di me si vedono il Carmo, il Bogleglio e il Bagnolo, gli altri monti che fanno da contorno all'Alta Val Curone assieme a questi di cui spesso parlo nei miei racconti. Il cielo è grigio, ma qualche sprazzo di luce chiara filtra tra le nuvole basse.

Quando mi fermo per tirare il fiato, sento il rumore dell'acqua. Mi avvicino agli alberi, sotto ai quali vedo la vasca della Fontana Nascosta, che è effettivamente poco visibile, perché posizionata in una piccola conca al di sotto del sentiero. Attorno alla fontana la neve non c'è più e scende tanta acqua. Scatto qualche foto, un veloce autoscatto indicando la fonte - chissà quante persone sono passate di qui senza vederla, specie in inverno! - e poi proseguo verso l'ampio prato che fa da "anfiteatro" alla fontana, dove inevitabilmente ripenso a tutte le grigliate che abbiamo fatto qui da ragazzi e alle risate che ci siamo fatti, quando forse si perdeva un po' meno tempo a pensare.

Risalgo brevemente il prato fino ad arrivare su uno stretto sentierino di costa, che passa di fianco ad un grande faggio e che conduce in pochi minuti all'intersezione con il sentiero 115.

Il sentiero 115, di cui ho spesso parlato nel blog, congiunge il sentiero 106 - con il quale si interseca poco prima del cancello sul versante del M.te Panà - con una delle piste da sci di Caldirola, transitando poco sopra alla Fontana Nascosta. Arrivato all'incrocio con il sentiero 115, mi dirigo a destra, in direzione delle piste e dopo poche centinaia di metri mi imbatto in un'altra fontana, la Fontana Moietta, anche questa ricca d'acqua, vista la stagione. Una veloce sosta davanti alla fontana, il tempo di scattare qualche foto, e riparto seguendo il sentiero che ora sale leggermente tra gli alberi spogli, per condurmi in breve ad un pianoro dove la neve è così tanta (e così bagnata) che affondo con tutta la gamba. Visto che la mia gamba è intrappolata nella neve, e che in fondo non sono neanche così scomodo, ne approfitto per scattare alcune belle immagini del cielo di fronte a me: uno spettacolo, le nuvole grigie sono cariche d'acqua, si vede, ma sotto di loro, poco prima della cima dei monti, il cielo ha un colore più chiaro, mentre ai miei piedi il bianco della neve sembra essere il naturale completamento di questa particolare gradazione di colori.

Sono arrivato sulla pista da sci, ma oggi non c'è pericolo di infastidire qualcuno: le piste sono chiuse, visto il tempo. Anche qui mi rendo conto che la pioggia ha ammorbidito il manto di neve che solo una settimana fa, quando con la mia compagna di baldoria stavo scendendo verso Caldirola, era invece compatto come non mai. Che faccio? A questo punto la mia idea sarebbe di andare al Giarolo, da quando c'è la neve non ci sono ancora andato e un giretto da quelle parti non guasterebbe, quindi mi metto in cammino. Risalgo le piste, imbattendomi in alcune impronte così strane (le avevo già viste una settimana fa, a dire il vero, ma pensavo fossero segni di ciaspole!) che non posso fare a meno di fotografarle. Sembra che il povero animale abbia tre zampe a sinistra e una sola a destra, io non so cosa possa essere. So per certo che deve fare della fatica a camminare così, perchè la natura è stata crudele con lui: "meno male che almeno una zampa a destra ce l'ha!", penso, se no il povero cristo non riuscirebbe a stare in equilibrio, e rido da solo mentre me lo immagino cadere e cercare di risollevarsi. Sì sono stupido, lo so. Scatto una foto del Giarolo e arrivo in breve a Passo Bruciamonica, dove mi dirigo a sinistra risalendo il crinale verso il Monte Gropà.

Superate le rovine del convento di Brusamonica, mi arriva una goccia, poi due, poi tre. Poi si alza un vento fortissimo. Poi scende la nebbia. Tutto così in fretta da non farmene quasi rendere conto. Cammino sul crinale ormai spazzato dalla neve, tutto ingobbito per resistere al forte vento. La pioggia aumenta di intensità, anzi ora che la sento bene sulla mia faccia non è pioggia, scende roba gelata. Ma cavolo, ora che faccio? Riesco appena a fare qualche foto dal crinale, ma l'obbiettivo della mia macchina fotografica è già così bagnato che le foto sono un po' quello che sono. Supero l'arrivo della Seggiovia di Caldirola e mi dirigo verso il Giarolo, ma quando vedo che la nebbia ormai l'ha inghiottito, mi dico "ma cosa ci vado a fare??".

Salgo al Rifugio costruito sul Gropà (e mai aperto), mi faccio un autoscatto, poi ritiro la macchina fotografica e mangio un po' di cioccolata, mentre il vento gelido mi fa piangere gli occhi e il nevischio sembra quasi pungere sulla mia faccia. Che fastidio!

Lascio in fretta la cima del Gropà e prendo la prima pista utile per ridiscendere verso Caldirola.

Di colpo il vento smette e sembra già un'altra giornata, ma piove insistentemente. Senza foto da fare, mi godo la discesa verso il paese come forse mai. Mi guardo attorno, cammino lentamente e penso a tante cose. Anzi, più che pensare ragiono ad alta voce con me stesso, tanto non c'è nessuno.

Quassù sto bene, non mi manca niente. Ascolto il rumore delle ciaspole che affondano nella neve, guardando il mondo da distante. La pioggia cade sempre più forte sulla mia faccia, ho la barba tutta bagnata.

Mi sento sereno, non c'è nulla che mi preoccupa in questo momento della mia vita, perché riesco a fare quello che mi piace. Camminare mi ha dato la possibilità di dedicare del tempo all'altra mia passione, scrivere. Scrivere mi ha permesso di raccontare senza filtri quello che provo, come una specie di diario delle mie giornate. Mi ha fatto conoscere la mia compagna di viaggio, intendo conoscere per come è realmente. Oggi mi è mancato ridere con lei, ma la sento sempre più presente nelle mie giornate. La sua presenza mi tranquillizza ancora di più: vediamo la vita in maniera molto simile, fatichiamo a prenderla (prenderci?) troppo sul serio, ma forse per la prima volta mi sento apprezzato per come sono veramente. Per lo stupido che sono realmente.

Cammino in discesa nella neve e anche la pioggia sottile che mi cade addosso mi sembra piacevole, mi sento rilassato. Quando riesco a trovare un po' di tempo per pensare mi sento soddisfatto. E' come se ogni tanto avessi bisogno di fermarmi a fare il punto della situazione, a mettere dei paletti per delimitare i momenti della mia vita.

A forza di pensare e ragionare sono arrivato alla macchina, bagnato come un pulcino (ma l'avete mai visto un pulcino di 90 kg?). L'ho già scampata qualche giorno fa, quando mi ero preso il diluvio allo stadio, stavolta ho paura che me la prenderò, l'influenza. "Pioggia di merda!" mi viene da dire.

Mi parte uno starnuto, quasi come se qualcuno mi avesse sentito.

Ok, ho capito che non devo prendermela con la pioggia.

Facciamo un patto: io non ti maledico, ma tu sabato prossimo mi lasci andare a camminare con lei!

Patti chiari e amicizia lunga...

A un passo dalla vetta
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