PRIMA NEVE SUL POGGIO
Breve escursione da Roccaforte Ligure al Monte Il Poggio, con sosta al bivacco panoramico
PARTENZA: Roccaforte Ligure (mt. 782)
ARRIVO: Monte Il Poggio (mt. 853)
TAPPE INTERMEDIE: Pendici M.te La Croce, Sella di Avi
LUNGHEZZA DEL PERCORSO (A/R): meno di 6 km
TEMPO DI PERCORRENZA (A/R): circa 2 h. 30 min.
SEGNAVIA: bianco-rosso 260
Lasciamo un attimo da parte gli itinerari arretrati e concentriamoci sulla prima neve, arrivata nella notte tra sabato e domenica. Anche se, va detto, l'escursione che avrei voluto raccontarvi era diversa, nella mia testa: ieri infatti, con Ilaria, siamo volutamente partiti intorno al mezzogiorno per aspettare che le strade fossero in discrete condizioni, con l'intenzione di raggiungere le Capanne di Cosola per farci quattro passi verso il Legnà e tornare in tempo per il tramonto. Invece.....invece abbiamo dovuto rivedere i nostri piani, perché la strada per Capanne era a quell'ora ancora impraticabile e siamo riusciti soltanto ad avvicinarci, perché da un certo punto in poi, su quella lastra di neve schiacciata, la mia macchina non ne voleva più sapere di andare su.
Così, fatta velocemente inversione, e insultato chi regolarmente non pulisce le strade di montagna dopo ogni nevicata, siamo tornati verso valle, cercando una valida alternativa. Ma si sa, vista l'ora che si era fatta, ormai non erano rimaste molte alternative praticabili, considerato che alle cinque in questa stagione viene buio. L'unica alternativa a portata di mano era raggiungere Roccaforte Ligure e, da qui, incamminarsi sul lungo crinale che conduce verso la Croce degli Alpini, vedendo - considerata l'ora - dove saremmo potuti arrivare, anche se era ormai chiaro nella nostra testa che, oltre Il Poggio, difficilmente saremmo arrivati.
Così, raggiunta la chiesa di San Giorgio, dopo esserci preparati in fretta e furia, ci mettiamo in cammino sulla sterrata che passa davanti al cimitero di Roccaforte e che sale ripida nel primo tratto. Oltrepassato il bivio, che ignoriamo, per il Castello di Roccaforte, continuiamo in salita fino al bivio successivo, quello tra i sentieri 275 e 260.
Ignoriamo la deviazione a sinistra per il sentiero 275, che scende verso la vicina Valle Spinti, per proseguire verso destra sul sentiero 260, raggiungendo una selletta da cui si godono i primi splendidi panorami sulla lunga dorsale imbiancata dal Monte Giarolo fino al Monte Ebro. Accanto all'Ebro, ecco l'altra dorsale, quella dal Cavalmurone al Carmo, che ci è stata negata dalle cattive condizioni della strada, altrimenti, a quest'ora, avremmo potuto essere là sopra. Sigh!
Qui, se non altro, il sentiero è sgombro da neve, che si trova soltanto a tratti nei punti meno baciati dal sole, quindi è senza dubbio un altro camminare.
La sterrata scende tra due ali di alberi, quindi esce allo scoperto, procedendo a mezza costa sul versante della val Sisola e regalando piacevoli viste della vallata: si riconoscono i paesi di Piuzzo, Teo, Pobbio, Vigo, Figino e Volpara, mentre la cima imbiancata dell'Antola sbuca alle spalle del Castello di Roccaforte.
Tra numerosi saliscendi, il sentiero si mantiene comunque piacevole e ben presto attraversa i primi tratti sulla puddinga, dove cespugli di timo sbucano in ogni angolo. Raggiunto un punto in cui si ha una splendida visuale sul Monte Giarolo, si prende a scendere lentamente, fino a spostarsi, oltrepassata una selletta, sul lato del vallone del Rio Avi. Da qui, si supera un breve tratto nel bosco e si raggiunge uno splendido punto panoramico dove la vista spazia su entrambe le vallate: la val Sisola, dove ai piedi di Bregni Inferiore e Superiore fanno la propria comparsa le case di Pagliaro Superiore, e sulla selvaggia valle di Avi, alle spalle della quale la vista arriva fino a Sorli e al Monte Ronzone.
Ci fermiamo a scattare un po' di foto, poi ripartiamo, con il sentiero che ora attraversa con continui saliscendi un tratto sulla puddinga da cui possiamo godere di una meravigliosa vista sulla nostra meta, la cima de Il Poggio. Il sentiero, scavato nella roccia, costeggia le pendici del Monte La Croce - su cui, neanche a dirlo, svetta una piccola croce - poi scende in maniera via via sempre più decisa alla volta della Sella di Avi, dove troviamo il bivio alla volta del paese fantasma.
Un rumore richiama la nostra attenzione, è un daino che sta ridiscendendo di corsa il versante di montagna alla volta del rio. Lo immortaliamo in una foto e continuiamo mantenendoci sul sentiero principale, marchiato con il 260 bianco e rosso, in ripida salita. Quando il sentiero svolta per tagliare le pendici della montagna, lo abbandoniamo e prendiamo a salire dritto per dritto su di un'esile traccia di sentiero che, zigzagando tra gli alberi, ci condurrà in vetta al Poggio.
Il panorama è splendido e diventa sempre più ampio a mano a mano che si sale, tanto che spesso siamo costretti a fermarci a fotografare la val Sisola che si apre sotto ai nostri piedi, oltre i versanti di puddinga. Alle nostre spalle, ecco comparire l'inconfondibile sagoma del Monte Reale, alle spalle del quale riconosciamo chiaramente il Santuario della Guardia di Genova e, sul lato opposto, le antenne del Monte Leco.
Arriviamo in vetta al Poggio illuminato da un bel sole e dedichiamo un po' di tempo a scattare foto. Ci avviciniamo al bivacco, appoggiamo gli zaini sulle panche e scendiamo leggermente verso lo strapiombo, in direzione di Pagliaro Superiore, ora ben visibile ai nostri piedi assieme alla suggestiva Cà 'd Mestrin, la "casa sulla roccia". La neve copre ancora i terreni all'ombra, mentre tutto intorno sono tornati i colori, per merito del sole che l'ha sciolta. La vista spazia da Pagliaro a Montemanno, da Vergagni a Cremonte e Dova, oltre che sugli infiniti paesini che occupano il versante valborberino della dorsale Giarolo-Ebro che, in ogni caso, così imbiancata fa davvero un bell'effetto di "coronamento" del paesaggio.
Torniamo sulle panche, per goderci una meritata merenda. Avremmo potuto essere là sopra, sul Cavalmurone, ma ormai non c'è spazio per i rimpianti: siamo qui e godiamoci questa meravigliosa giornata tersa invernale. Alle mie spalle, una grande luna compare sul crinale tra il Cosfrone e l'Ebro, tanto che mi trovo costretto a montare velocemente lo zoom per catturarla nel dettaglio; poi, già che ci sono, dedico qualche scatto ravvicinato alla Madonna della Guardia, alle antenne del Leco, al Monte delle Figne, alle antenne del Giarolo e alla piramide innevata del Carmo.
Finita la merenda, ci mettiamo subito in cammino perché il sole sta iniziando ad abbassarsi e l'aria è rapidamente cambiata, diventando gelida. Abbandoniamo il bivacco, ridiscendendo dal Poggio sull'altro versante rispetto a quello da cui siamo saliti, in direzione della Selletta del Cravasana. La Croce degli Alpini è là in fondo, sarebbe stato bello raggiungerla, ma oggi non ne avremmo fisicamente avuto il tempo.
Mentre scendiamo, vediamo il sole baciare ancora metà del selvaggio vallone di Avi, al centro del quale svetta ancora un rudere, mentre alle sue spalle, in lontananza, vediamo l'altro paese fantasma di Rivarossa. Accanto a Rivarossa, l'aspra Costa Camisola e le montagne di Montebore, con un cielo così terso che permette di vedere fino in direzione di Montemarzino.
Mentre torniamo verso la macchina, sulla stessa strada dell'andata, ci rendiamo conto di essere leggermente in ritardo per il tramonto. E infatti, lungo il sentiero, vediamo il classico gioco di colori che caratterizza l'ora del tramonto, con le montagne verso oriente che si illuminano di un rosa tenue, riflesso della coloratissima e intensa luce che si sta sviluppando di fronte ad esse. Le montagne, però, ci nascondono questo spettacolo.
Quando arriviamo a Roccaforte, facciamo giusto in tempo a catturare qualche foto dell'ultima luce del tramonto, anche se ormai è troppo tardi e per questa volta, il sole è stato più veloce di noi. Poco male, ci saranno altre occasioni.
D'altra parte, l'inverno sta appena per iniziare....