SUL PAN PERDUTO E SULLA PIETRA DI CORVO
Escursione dal Passo Penice al Monte Pietra di Corvo, passando per Passo Sassi Neri e per il Pan Perduto
PARTENZA: Passo Penice (mt. 1142)
ARRIVO: Monte Pietra di Corvo (mt. 1078)
TAPPE INTERMEDIE: Passo Sassi Neri (mt. 1036), Passo di Pan Perduto (mt. 1018), Pan Perduto (mt. 1065), Passo di Pietra Corva (mt. 1049)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO (A/R): meno di 12 km
TEMPO DI PERCORRENZA (A/R): circa 4 h. 30 min.
SEGNAVIA: bianco-rosso 101
Oggi percorriamo una delle infinite diramazioni dei nostri crinali che ci conducono verso la pianura. Qualche tempo fa, quando ho avuto la possibilità di conoscere la Pietra Parcellara, mi sono subito messo a pensare a un possibile itinerario a lunga percorrenza che mi permettesse di raggiungerla dalle mie montagne: ecco, il percorso che vi racconto oggi è – diciamo – un tratto della bretella che unisce le montagne della valle Staffora con la val Trebbia.
La partenza è dal Passo Penice, più precisamente dall’ampio piazzale accanto al quale transita la strada provinciale, che raggiungiamo risalendo da Varzi. Parcheggiamo l’auto ai piedi della statua di San Colombano, in una piazza piuttosto affollata visto il periodo vacanziero (l’escursione risale alla settimana di ferragosto..) da macchine e bancarelle. Ci prepariamo, zaino scarponi bastoni e cerchiamo subito le indicazioni del nostro sentiero. Allontanandoci dalla strada, ci spostiamo verso il fondo del parcheggio ed ecco un cartello bianco-rosso con le indicazioni che stavamo cercando: non distante, ecco l’imbocco del sentiero, che si stacca dall’asfalto scendendo sotto agli alberi.
Lo percorriamo, ma nei primi metri il sentiero non è affatto dei migliori perché lascia molti dubbi sulla direzione corretta da seguire e le segnalazioni latitano. Dopo qualche tentativo, troviamo la giusta strada ed ecco che il sentiero si fa più evidente e taglia all’interno un fitto bosco rimanendo alcune centinaia di metri al di sopra della strada provinciale. Dopo un tratto pianeggiante, eccolo scendere in maniera via via più decisa e, dopo alcuni tornanti, affiancare proprio la strada provinciale. Senza mai incrociarla, il sentiero corre parallelo, supera una sbarra e si inoltra nuovamente nella boscaglia, rimanendovi tuttavia non per molto, per poi ridiscendere nuovamente e, questa volta sì, incrociare la strada che però non è più quella del Penice, bensì quella per Casa Matti e Pozzallo, visto che ci siamo ora spostati verso la vallata di Romagnese.
Attraversiamo l’asfalto e, da qui, la nostra destinazione – Monte Pietra di Corvo – è dato a soli 40 minuti: mi sembra troppo poco, dall’idea che mi ero fatto, ma magari mi sbaglierò!
Il sentiero prende a salire ripido sul lato opposto della strada, infilandosi in una faggeta così fitta da non permettere di vedere la luce e dopo un tratto faticoso ma breve, spiana e raggiunge una panchina, oltre la quale iniziano a comparire i primi, enormi, massi neri accanto al sentiero.
Il paesaggio cambia improvvisamente, lasciando quasi straniti: tra gli alberi emergono spuntoni di roccia di origine vulcanica che fino a un istante prima neanche si potevano immaginare e così inizio a perdere tempo scattando fotografie. E' il segnale che stiamo per raggiungere il Passo di Sassi Neri, un valico in corrispondenza del quale si trova un crocevia accanto a due enormi roccioni, in un ambiente davvero suggestivo. Procediamo dritti al crocevia, immettendoci in un sentiero che sale dal basso e che spiana immediatamente, conducendo dopo poco in un punto panoramico, dove la vista si apre sul crinale del Monte Penice sul sottostante villaggio di Casa Matti.
Il sentiero si mantiene tra gli ofioliti e prosegue pianeggiante fino a costeggiare un prato che ospita una edicola sacra con una vicina area di sosta con panche e tavoli, quindi prosegue con segnalazioni meno evidenti (si vede che il sentiero a un certo punto si sdoppia ed è percorso indifferentemente da entrambi i lati, ma solo su un lato è segnato) e conduce ad un punto in cui il passaggio è ostruito da un recinto. Oltre il recinto, una sterrata più ampia, perpendicolare al sentiero da cui stiamo sopraggiungendo.
Ora, ricordo che il libro su cui mi ero informato diceva di proseguire diritto, ma qui bisogna capire quale sia il senso del "diritto"! Così, oltrepassato il recinto, e non vedendo segnalazione alcuna verso destra (che a dirla tutta mi sembrava la direzione più corretta da seguire), ci dirigiamo a sinistra, sulla sterrata che alternando tratti piani ad alcuni saliscendi taglia in due una fitta boscaglia. Incontriamo numerose deviazioni, per le sorgenti del Tidone, per il giardino alpino di Pietra Corva e inizia a venirci il sospetto che il sentiero non sia quello giusto, perché non più segnalato.
Estraggo il gps e lo consulto (avrei dovuto farlo molto prima!): il sentiero che stiamo tenendo, attraversa la dorsale che sta tra la valle di Romagnese e la dorsale del Monte Pietra di Corvo, che si trova, quindi, in direzione parallela alla nostra, quindi dobbiamo tornare indietro!
Ripercorriamo il sentiero in direzione inversa fino alla recinzione (ci saremo fatti 2 km e mezzo in direzione sbagliata..), quindi prendiamo la direzione esatta ed effettivamente le segnalazioni compaiono: non le avevamo viste perché nascoste dalla vegetazione, cavolo. Così, mantenendoci su di un ampio sentiero pianeggiante, in parte rovinato dal transito dei mezzi motorizzati, raggiungiamo in breve il bivio con il sentiero 147a per il Groppo, al quale proseguiamo diritto seguendo i segnavia e, in poco tempo, raggiungiamo il Passo di Pan Perduto, dove troviamo il bivio con il sentiero che conduce al giardino botanico. Lo ignoriamo, prendendo a salire in direzione della cima del Monte di Pan Perduto (o Pian Perduto): a mano a mano che si sale, dapprima sulla dorsale erbosa, poi - nell'ultimo tratto - tra le rocce, il panorama che si apre dinnanzi ai nostri occhi è una meraviglia. Dal Monte Penice alla Pietra Parcellara, che svetta tra le colline dominando la vallata di Perino, e fino a Romagnese, sul lato opposto di vallata. La vista è davvero infinita ed ecco riconoscibili, alle spalle delle montagne della val Trebbia, le più imponenti cime della val d'Aveto, con il Maggiorasca e il Bue ben riconoscibili, alle spalle della Sella dei Generali.
La cima del Pan Perduto è particolare, con spuntoni di roccia ofiolitica che sbucano come patate dall'erba gialla e secca dell'estate ma non si può non fermarsi, seduti sulla roccia, ad ammirare una vista sulla val Trebbia da lasciare senza fiato. Rimaniamo qui qualche istante, il tempo di scattare qualche foto e di riprenderci dalla fatica, poi ci rimettiamo in cammino perché la nostra meta, seppur vicina, non è ancora raggiunta.
Sullo stesso sentiero utilizzato per risalire la cresta del Pan Perduto, scendiamo verso l'omonimo valico, godendo di una bella vista della vicina vetta del Monte Pietra di Corvo, che sembra davvero a due passi. Al passo, riprendiamo a seguire le indicazioni bianco-rosse con il numero 101 che si rituffano all'interno del bosco, per un breve attraversamento che conduce nei pressi dell'ennesimo valico, il Passo di Pietra Corva, dove abbandoniamo il sentiero 101 che prosegue in direzione di Passo Crocetta, per inerpicarci su una ripida ma esile traccia che risale le pendici del Monte Pietra di Corvo, aggirandolo fino a condurre in vetta.
Il panorama, da qui, è totalmente diverso dal Pan Perduto, forse ancora pià bello: possiamo infatti ammirare tutta la vallata che ospita Praticchia e Cicogni, oltre a quella parallela, di Romagnese, e quelle che si aprono alle loro spalle. Prima di sederci in un punto appartato per mangiare qualcosa, monto lo zoom e catturo qualche dettaglio, come la sagoma inconfondibile della Parcellara, uno scorcio di Perino e della sua passerella sul Trebbia, le antenne del Giarolo, l'Alfeo, il Lesima, Bue e Maggiorasca. La vista, da qui, è davvero illimitata, bellissima, e arriva fino alla pianura piacentina.
Mangiamo qualcosa, sotto a un cielo che continua a alternare sole e nuvole, ma che sembra proprio non voler fare brutti scherzi. Così, ci permette di scattare qualche foto ricordo sul Monte Pietra di Corvo e poi di ripartire, percorrendo in direzione opposta il sentiero dell'andata fino al Passo Penice.
Con un unico rimpianto: quello di avere sbagliato direzione a quel bivio, perché senza quello sbaglio, oggi, saremmo potuti arrivare fino almeno a Passo Crocetta e quindi percorrere un tratto in più del nostro avvicinamento alla Pietra Parcellara. Sarà per la prossima volta: ci tornerò volentieri su queste montagne, proprio una bella sorpresa!