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Viaggio in val d'Aveto/1

SUL TETTO DELL'APPENNINO LIGURE

Da Rocca d'Aveto ai monti Maggiorasca e Bue, le due cime più alte dell'appennino ligure, passando per Prato Cipolla

PARTENZA: Rocca d'Aveto (mt. 1255)

TAPPE INTERMEDIE: Prato Cipolla -1° passaggio (mt. 1585), Monte Maggiorasca (mt. 1804), Monte Bue (mt. 1775)

ARRIVO: Prato Cipolla - 2° passaggio (mt. 1585)

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 5 km 

TEMPO DI PERCORRENZAa: circa 2 ore 30 min.

SEGNAVIA: rombo giallo pieno da Rocca d'Aveto al Maggiorasca e al Bue; 001 dalle pendici del Bue a Prato Cipolla

 

Inizia oggi un viaggio in tre tappe alla scoperta delle bellezze naturalistiche della val d’Aveto.

E’ una valle che mi incuriosisce, principalmente per una motivazione: ne ho sempre parlato senza mai aver capito, di preciso, dove fosse. Però, cavolo, in val d’Aveto ci sono le cime più alte del nostro appennino, non potevo lasciarmele scappare così! La lacuna andava colmata immediatamente, anche se – per forza di cose – serviva un weekend lungo da sfruttare per fare base là, fermarsi qualche giorno e camminare, camminare, camminare.

Prenotiamo on line un B&B - se cercate un posto da dormire, a Santo Stefano e dintorni c’è l’imbarazzo della scelta – e dopo una lunga e tortuosa strada (Caldirola-Passo del Brallo-Marsaglia-Santo Stefano, due ore buone di curve e 80 km circa), arriviamo finalmente a “La Soldanella” e credetemi che scelta migliore non si poteva fare. Un angolo di paradiso, accogliente, pulito e ordinato. La signora che ci accoglie, gentile e riservata, ci fa accomodare in camera, una mansarda con splendida viste sulle cime che circondano il paese. Il tempo brutto del primo giorno, ci lascia un po’ di paura per le escursioni che avevamo messo in preventivo: ce la faranno i nostri eroi? Per non sbagliare, dedichiamo il primo pomeriggio ad una visita di Santo Stefano d’Aveto, che sembra non abbia molto da offrire e invece no, a cercar bene si scopre proprio un bel paesino. E una bella mangiata per inaugurare la vacanza.

Quando il mattino seguente, di buon’ora, ci svegliamo, la nebbia che scende dalla cima delle montagne è lì, dietro alla finestrucola della mansarda ad attenderci. Che facciamo, andiamo? Andiamo…

Abbiamo in mente un giro piuttosto lungo, per iniziare: abbiamo studiato a lungo su internet un possibile itinerario che ci faccia toccare tutte le cime più rappresentative dei dintorni di Santo Stefano. Ora si tratta di metterlo in pratica, ma con questo tempo, di dubbi ne abbiamo, eccome. Raggiungiamo Rocca d’Aveto (1255 mt.), punto di partenza dell’escursione e parcheggiamo l’auto nel piazzale poco distante dalla stazione di partenza della seggiovia: solo noi e altre due macchine di (ciclisti) coraggiosi, per ora, abbiamo deciso di sfidare la nebbia.

Sul lato del parcheggio, un cartello bianco-rosso indica la partenza del nostro sentiero: seguiremo quello contrassegnato da un rombo giallo pieno alla volta del Prato Cipolla, indicato a un’ora circa di distanza. Dopo un primo tratto di leggero falsopiano, in corrispondenza dell’inizio di una specie di risseu, inizia la salita: meno male che è mattina presto e siamo freschi e riposati, perché inizia subito a tirare e anche bene! La nebbia sembra cominciare a ritirarsi e lascia intravedere i roccioni del Maggiorasca e del vicino Croce Martincano mentre, alle nostre spalle, si comincia ad aprire il panorama sulla val d’Aveto. La salita continua ripida nel bosco e, oltrepassata una fontana prosegue ripida sino a una seconda fontana, dove un cartello ci invita ad evitare la deviazione per il Groppo Rosso ed il Rifugio Astass (sentiero 198), per proseguire sulla via contrassegnata dal rombo giallo pieno fino al Prato Cipolla, dato ora a 30 minuti di cammino. Il sentiero esce per un istante dal bosco, attraversando una zona costellata di rocce ofiolitiche, quindi torna a correre tra gli alberi, salendo su di un ripido canalone, che diventa di nuovo, in conclusione, risseu. Usciti nuovamente dal bosco, incrociamo le piste da downhill e, di nuovo in mezzo alle rocce ofiolitiche, eccoci giunti al bivio con il sentiero per il Lago Nero (cerchio giallo vuoto), che lasciamo sulla sinistra, proseguendo in piano su di un sentierino che costeggia i prati e che regala, dopo pochi minuti, le prime splendide viste sul Dente della Cipolla, un suggestivo spuntone roccioso che si staglia nel cielo, poco sopra agli alberi. Impossibile non fermarsi a fotografarlo.

Il sentiero rientra nella faggeta per un breve tratto, per poi uscirne nuovamente in corrispondenza di Prato Cipolla (mt. 1585), un ampio pianoro nel quale confluiscono i versanti dei vicini Monte Bue e Monte Maggiorasca, le cime più alte dell’appennino ligure, che toccheremo con la nostra escursione.  E’ un punto di osservazione splendido, che – ora che la nebbia si è ritirata lasciando spazio al sereno - permette di ammirare una bella vista della cima del Maggiorasca, riconoscibile per via delle antenne che ne occupano la vetta e del rifugio Prato Cipolla, una costruzione in legno posta proprio sul lato del grande prato. Un tempo, il pianoro era occupato da un lago di origine morenica che poi, con il passare del tempo e il continuo apporto di terreno scaturente dall’erosione dei versanti delle vicine montagne, si è di fatto interrato dando origine a una zona umida. Attraversiamo il prato, passando davanti al rifugio, dove troviamo i nostri vicini di camera del B&B che, evidentemente meno amanti del sacrificio di noi, si stanno godendo la colazione dopo essere saliti in seggiovia. Comoda la vita….

La nebbia torna a scendere dalle vette, coprendo in parte il cielo e confermandoci definitivamente che oggi sarà una giornata difficile, da un punto di vista meteorologico: servirà fortuna.

Poco oltre il Rifugio, cartelli e segnavia come se piovesse: noi ce ne freghiamo e continuiamo ad attraversare il pratone in direzione del Maggiorasca, voltandoci solo per scattare qualche bella foto del rifugio sormontato dal Dente della Cipolla. Oltrepassiamo la seggiovia e iniziamo a salire ripidamente, su di una pista forestale che regala belle viste del Rifugio posto in vetta al Monte Bue a sinistra e anche, ora, del Groppo Rosso, lo sperone roccioso che domina Santo Stefano d’Aveto, fino a raggiungere il crinale, in prossimità del valico tra le due cime più alte dell’appennino ligure.

Decidiamo di raggiungere subito il Maggiorasca, mentre sul Bue ci saliremo dopo, in modo da poter poi tornare a Prato Cipolla chiudendo una specie di anello. Seguiamo così il crinale verso destra, incontrando dopo poco un'altra specie di risseu che ci condue, in una breve ma ripida salita agevolata dalla presenza di un corrimano laterale, ai piedi della cima del Maggiorasca, della quale possiamo ammirare il versante roccioso, che aggiriamo lateralmente dopo essere usciti dal bosco.

Eccoci, finalmente, sul tetto dell'appennino ligure: il Maggiorasca, con i suoi 1804 (alcuni dicono 1809) metri di altitudine, ne è la vetta più alta. Peccato solo che la vetta vera e propria sia stata ricoperta dalle antenne, che conferiscono un aspetto decisamente meno romantico, seppur più riconoscibile, alla montagna. Mentre ci avviciniamo, scorgiamo in maniera sempre più chiara la statua della Madonna di Guadalupe che si trova sul pianoro ai piedi della vetta e che domina la valle di Santo Stefano d'Aveto. Alle nostre spalle, il Monte Bue con il suo rifugio, ai quali penseremo dopo e il Monte Nero, nella val d'Aveto piacentina.

Raggiunta la vetta, il panorama è a dir poco splendido: peccato solo per questa nebbia che va e viene, oscurando a tratti la nostra vista, che spazia comunque dai monti Croce Martincano, Penna e Aiona, fino a Rocca d'Aveto e Santo Stefano, al Groppo Rosso, al Dente della Cipolla e Prato Cipolla. 

Bellissimo, siamo entusiasti del nostro inizio di giornata. Appoggiamo gli zaini ai piedi della Madonna di Guadalupe e ci godiamo il panorama, scattando qualche foto da qui sopra, mentre la montagna inizia a popolarsi con l'arrivo di altri escursionisti. Ne approfittiamo per farci scattare una foto insieme, poi via, perché il nostro viaggio è appena all'inizio.

Passiamo vicino ad una croce in legno che si trova nei pressi di una conca, alle spalle della statua, per salire accanto alle antenne, sulla cima vera e propria della montagna, per ammirare una bella vista del Bue e del Nero, in parte però offuscata dalla nebbia. 

Ci riportiamo sul sentiero dell'andata e iniziamo la veloce discesa dal Maggiorasca fino al valico che lo separa dal Bue, dove prendiamo la ripida, ma tutto sommato breve, salita che ci condue in un batter d'occhio alla croce di legno del Monte Bue (mt. 1775), la seconda cima dell'appennino ligure. Ci fermiamo accanto alla croce, da cui si gode una vista splendida sul Penna, su Prato Cipolla e sul Maggiorasca, proprio mentre la nebbia sta tornando a scendere, minacciosa. Il tempo di qualche foto, poi passiamo accanto all'arrivo degli impianti di risalita per raggiungere la vetta del Bue, dove si trovano i ruderi dei vecchi impianti e il - quasi fuori luogo - rifugio di recente costruzione. 

C'è un sacco di gente, qui sopra e ci fermiamo a mangiare qualcosa davanti ai ruderi del vecchio impianto di risalita, in posizione un po' riparata dalle folate di vento che spingono la nebbia, non distante dai cartelli che indicano il sentiero 190 per Lago delle Riane e Rocca d'Aveto e lo 007 che conduce in val Nure. Terminato il nostro veloce spuntino, decidiamo di non perdere altro tempo - ne abbiamo già perso troppo scattando foto - e ci lanciamo in discesa giù dal Monte Bue, prendendo la pista che scende ripida accanto al rifugio, con belle viste sulla val d'Aveto, sulla val Nure e sul vicino Monte Nero. 

Oltrepassato il bivio per il Monte Nero, Lago Nero e Passo Zovallo, ci innestiamo sul sentiero 001 che ora spiana leggermente, quindi, con alcuni ripidi tornanti con splendida vista sul Dente della Cipolla e il suo ponte tibetano, leggermente nascosti dalla nebbia, raggiungiamo l'ampio Prato della Cipolla e l'omonimo rifugio, dove decidiamo sia giunto il momento di fermarsi per un caffè: siamo ormai a metà giornata e la strada che ci aspetta è ancora lunga.....         

                                                                                                                                                                              [...continua...]

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A un passo dalla vetta
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