TRAMONTO ALLA CROCE
Prima volta sulla Croce degli Alpini in inverno, con tanto di tramonto finale sulla via del ritorno
PARTENZA: Roccaforte Ligure (mt. 782)
ARRIVO: Croce degli Alpini (mt. 830)
TAPPE INTERMEDIE: Sella di Avi (mt. 732), Selletta Cravasana (mt. 815), Monte Cravasana (mt. 870), Costone La Ripa (mt. 860)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 9,5 km (andata e ritorno)
TEMPO DI PERCORRENZA: oltre 4 ore. (andata e ritorno)
SEGNAVIA: bianco-rosso 260
Vi presento Ilaria: imparate a conoscerla, perché da qui in poi potreste incontrarla spesso nei racconti di queste pagine, nelle immagini, oppure sui sentieri, magari insieme a me. Per rompere il ghiaccio, non potevo che scegliere questo itinerario, visto che i sentieri che abbiamo percorso sono quelli delle montagne "di casa sua".
Da Roccaforte alla Croce degli Alpini: il giro è collaudato, l'abbiamo percorso già diverse volte e tra i suoi pregi ci sono senza dubbio quello di essere un percorso non troppo impegnativo, visto che - nonostante qualche saliscendi - si presenta pressoché pianeggiante e quello di essere un giro estremamente panoramico (e questo è un pregio, se non altro, dal mio punto di vista).
Ci sono dei pro e ci sono anche dei contro, chiaramente: ad esempio il fatto che io sottovaluti regolarmente il tempo che si impiega a percorrere questo sentiero, prendendomela sempre troppo comoda e finendo, ogni volta, in ritardo.
Questa volta veniamo da un inverno entrato nel vivo troppo tardi - come, a dire il vero, accade troppo spesso negli ultimi anni - e la camminata serve più che altro a me per riprendere confidenza con la montagna, visto che sono stato fermo troppo a lungo a causa del brutto tempo e dell'influenza, e a entrambi per prendere confidenza con i nostri ritmi, cercando di adeguarli a vicenda in modo da creare una buona intesa anche per le camminate future.
Arriviamo a Roccaforte nel primo pomeriggio e tra scarponi, zaino e tutto il resto fanno presto ad arrivare quasi le 15.
"Ma sì" mi dico "prima che venga buio riusciremo altroché a essere indietro. Anzi, andrà ancora a finire che arriviamo a Roccaforte giusto in tempo per vederci il tramonto!"
Così, inizialmente, l'andatura non è turistica, ma addirittura qualcosa di più. Sembra una passeggiata di pensionati.
Tra parlare, guardarsi intorno e qualche foto, la camminata stenta a decollare, pur essendo assolutamente piacevole.
Le montagne che separano l'alta val Curone dall'alta val Borbera sono imbiancate e risaltano fortemente sotto a un cielo che più azzurro non si può, quasi blu intenso: merito del forte vento che improvvisamente si è alzato nel pomeriggio, spazzando completamente il cielo dalle nuvole. Giornata ideale per camminare, visto che non fa nemmeno troppo freddo.
In qualche tratto c'è ancora un po' di neve a terra, dove il sole non riesce ad arrivare per scioglierla. Ciò nonostante - e nonostante qualche pozzanghera di troppo - il sentiero è comunque in buone condizioni.
Voltandoci, possiamo vedere i ruderi del castello di Roccaforte con l'Antola sullo sfondo e avanzando sul sentiero, sul fondovalle ai nostri piedi, compaiono lentamente le abitazioni di Pagliaro Superiore, sul fianco del corso del Sisola. Più in alto, alle pendici del lungo crinale che fa da spartiacque tra la val Curone e la val Borbera, si riconoscono altre piccole frazioni, tra cui Teo, Piuzzo e Pobbio.
Il percorso si addentra tra le rive di puddinga ricoperte di timo, iniziando lentamente a scendere e permettendo di scorgere, in lontananza, il profilo del Poggio davanti al Giarolo. Da qui, tra l'altro, è possibile accorgersi di una profonda frana che ha interessato la zona sottostante il sentiero, poco oltre la cima del Poggio. Il sentiero si sposta sul versante interno, per poi raggiungere uno splendido punto panoramico oltrepassato il quale prende a scendere alla volta della Sella di Avi, dove incrociamo - ignorandolo - il sentiero 256 alla volta del villaggio abbandonato e risaliamo le pendici del monte Poggio, sul quale decidiamo di non salire in cima.
Lo tagliamo così lateralmente sul sentiero che prosegue nei pressi della frana a cui accennavo prima, con belle viste sui paesi fantasma di Avi e Rivarossa e sulle strette di Pertuso, fino a ridiscendere alla selletta del Monte Cravasana, dove incontriamo il sentiero che sale da Pagliaro e l'altro sentiero che ridiscende verso Avi. Li ignoriamo e proseguiamo diritti, sul sentierino che si fa improvvisamente piccolo e risale le pendici del Cravasana, tra alberi di roverella che in breve ci conducono alla vetta, illuminata da un bel sole. Qui, si apre di fronte a noi il più ampio panorama sulla val Borbera.
Seguendo il crinale, attraverso continui saliscendi e altri tratti innevati, ora leggermente più insidiosi, ci dirigiamo verso la Croce, che iniziamo a scorgere in lontananza, ammirando le meravigliose viste sulla confluenza dei torrenti Sisola e Borbera, nonché sulle frazioni di Pagliaro Inferiore, Rocchetta Ligure e Cantalupo. Proprio Cantalupo, in particolare, appare suggestivo perché coperto dall'ombra proiettata dalla Croce degli Alpini, mentre un bel sole splende sul resto della val Borbera.
Il panorama è ampio anche in direzione dell'alta valle, dove si riesce a scorgere fino ad Albera, Cabella e al Santuario di Dovanelli.
Finalmente, la nostra destinazione si avvicina. Un ultimo tratto ci conduce sulla salita finale alla cima, dove il sentierino si fa leggermente meno evidente e raggiungiamo la vetta, dove ci accomodiamo poco distante dalla croce estraendo dagli zaini tutto il cioccolato necessario per una veloce merenda.
Che dire, il panorama non merita altri aggettivi oltre a quelli che sceglierete voi guardando le immagini. E anzi, il tutto è reso ancora più unico dalla splendida luce del pomeriggio. Scatto qualche foto, poi raggiungo la croce, alla quale mi aggrappo ben stretto visto che già soffro abbastanza di vertigini e, in più, c'è un vento che sembra portarmi via. Ilaria, come me, è affascinata dallo splendido spettacolo che i nostri occhi possono vedere e si avvicina alla croce di vetta, dove le scatto qualche foto.
Un autoscatto insieme non distanti dalla cima, poi guardiamo l'ora: le cinque e un quarto! Andiamo, andiamo..è veramente tardi!
Acceleriamo il passo sulla via del ritorno, ma non servirà a molto perché ormai, il tramonto a Roccaforte, non lo vedremo più.
Le luci iniziano a cambiare appena ci incamminiamo e illuminano la roccia delle montagne di uno strano colore arancione, quasi rossastro, regalando tonalità sul rosa al lungo crinale che dal Giarolo va all'Ebro.
Arriviamo sul Cravasana giusto in tempo per il tramonto, che riesco a fotografare attraverso la vetta boscosa della montagna. Non mi sarebbe dispiaciuto avere la vetta sgombra da impedimenti per gustarmi un tramonto perfetto, ma a dire il vero questi alberi davanti al cielo rosso sono il set ideale per uno splendido servizio fotografico.
Bellissimo, c'è un cielo che lascia senza fiato e peccato solo che tra poco scenderemo alla volta della Sella del Cravasana perdendo quota e, di conseguenza, gran parte di questo splendido panorama. Non possiamo neanche fermarci troppo a fotografare, visto che è così tardi che non riusciremo di certo a tornare prima che scenda la sera e ci godiamo così il resto del tramonto camminando alla volta di Roccaforte.
Arrivati alla Sella di Avi, il cielo si fa di colpo più buio e in pochi minuti scende del tutto la sera, come testimoniano le luci pubbliche accese tra le case di Pagliaro. Per l'ultima parte di percorso, servirà la luce artificiale del telefonino, più che altro per evitare i tanti sassi che ricoprono il sentiero, visto che - non pensando di fare così tardi - eravamo sprovvisti di qualsiasi tipo di torcia. Che dire, ci servirà da lezione per la prossima volta.
Arriviamo a Roccaforte che è buio pesto e sono ormai quasi le 19,30. Utilizzo un cassonetto della spazzatura come treppiede e scatto una foto alla chiesa sotto al cielo stellato, prima di togliere gli scarponi e caricare gli zaini in auto. Se dovessi tornare a casa, impiegherei ancora un'oretta buona. Fortuna che Ilaria vive in val Sisola....