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UN ANELLO A FORMA DI 8...

Dalle Stalle di Salogni, itinerario ad anello che tocca le vette di Chiappo, Cavalmurone e Legnà

PARTENZA E ARRIVO:  Stalle di Salogni (mt. 1380 circa)

TAPPE INTERMEDIE: Bocche di Crenna (mt. 1553), Monte Chiappo (mt. 1700), Capanne di Cosola (mt. 1502), Monte Cavalmurone (mt. 1662), pendici Monte Legnà (mt. 1648), Passo del Legnà

LUNGHEZZA DEL PERCORSO (a/r): circa 19 km

TEMPO DI PERCORRENZA (a/r): circa 7 ore

SEGNAVIA: 200 bianco-rosso da Bocche di Crenna fino al Passo del Legnà; non segnato negli altri punti

 

 

 

Partire senza darsi una méta: non lo faccio quasi mai, adoro anzi essere organizzato all’inverosimile.

Ogni tanto, però, capita di mettersi in movimento alla mattina dicendosi “andiamo fin dove riusciamo ad arrivare”: è successo non molto tempo fa, quando assieme al mio amico Umberto ci siamo incamminati dalle stalle di Salogni senza sapere di preciso quale direzione seguire e ne è uscito un bel percorso ad anello, consigliato per trascorrere una giornata su alcune tra le principali cime del nostro appennino.

Partenza tutto sommato presto, considerati i miei tempi. Alle stalle c’è neve, anzi c’è ghiaccio, ma riusciamo a raggiungerle in macchina evitandoci così un pezzo di strada piuttosto lungo e insidioso. Parcheggiamo e partiamo, salendo in direzione di Bocche di Crenna: la strada è innevata, ma fa un gran caldo tanto che dobbiamo quasi subito toglierci le giacche. Superato il bivio per la fontana della valle, la neve sulla carrareccia progressivamente diminuisce, fino a scomparire del tutto quando aggiriamo il Monte Ebro e ci avviamo verso il valico delle Bocche di Crenna. Quando lo raggiungiamo, indecisi sul da farsi, decidiamo di proseguire alla volta del Monte Chiappo, seguendo la dorsale che prevede prima il passaggio sul Monte Prenardo. Salendo lungo il crinale, è meraviglioso il panorama voltandosi alle spalle, con l’Ebro che svetta con lo splendido sfondo del crinale alpino dal quale spuntano, dopo poco, il Monviso a sinistra e il Rosa e il Cervino a destra. Parlo con Umberto, che sul Monviso c’è stato, facendomi raccontare le sue avventure in montagna, provando per un attimo a immedesimarmi seppur stia ancora camminando su di un erboso crinale appenninico e cercando di individuare, tra le cime visibili in questa tersa giornata, il Piz Bernina alle spalle delle antenne del Penice.

Quando arriviamo sul crinale che precede il Chiappo e fa da spartiacque tra le valli Curone, Borbera e Boreca, vorremmo scendere immediatamente verso Capanne di Cosola ma optiamo per una veloce deviazione sulla cima del Chiappo, per vedere se il Rifugio è aperto. Mentre sono intento a scattare alcune foto alla statua di San Giuseppe con la val Boreca sullo sfondo, arriva un quad e parcheggia davanti al Rifugio: è Gianfrancesco, il nuovo gestore, che riconosce Umberto e ci invita all’interno per un caffè e per scambiare quattro chiacchiere. Il Rifugio, all’interno appare rinnovato con lavoretti vari e qualche spostamento degli arredi: in generale, l’aspetto è molto curato e, come anche ci conferma il gestore, l’intenzione è quella di realizzare qualche altro piccolo intervento per migliorare la struttura e tenerla aperta il più possibile.

Salutiamo Gianfrancesco e la sua ragazza, usciamo dal Rifugio e ci avviamo lungo il crinale che ci condurrà fino a Capanne di Cosola. La discesa si fa via via più ripida e si affaccia su due valli: a est sulla val Boreca, che si insinua tra le cime del Lesima e dell’Alfeo; a ovest sull’alta val Borbera, dove la vista si estende fino a San Fermo e alla chiesa di San Rufino in Cerendero. In lontananza, in direzione del mare, un fitto muro di nubi nasconde la cima delle montagne e sembra quasi impenetrabile.

Arrivati a Capanne di Cosola, ci immettiamo nel sentiero proveniente da Bocche di Crenna e lo seguiamo fino a raggiungere l’asfalto, arrivando esattamente davanti all’albergo ristorante omonimo. Da qui, svoltiamo a destra prendendo il sentiero bianco-rosso numero 200, che passa esattamente sotto al ristorante, infilandosi all’interno di un boschetto, dove incrociamo Fausto, il proprietario, che ci invita a passare dentro per un caffè. Sarà per il ritorno, gli diciamo e continuiamo sulla nostra strada giungendo, dopo continui saliscendi, in prossimità dell’inizio della salita alla prima cima del Cavalmurone.

Saliamo a buon ritmo e i panorami attorno sono stupendi, seppur non ci sia molto tempo per guardarli. Scatto solo alcune panoramiche, per poi riprendere subito a salire, per non perdere terreno da Umberto che sembra lanciatissimo. Il terreno è morbido e un po’ di neve lo occupa solo in alcuni punti, spolverandolo appena. Arriviamo alla prima cima del Cavalmurone, ed ecco comparire in tutta la sua bellezza il paesino di Cosola e, dalla parte opposta, la vetta dell’Alfeo, oltre la quale nuvole basse formano uno strato di nebbia che si estende fin oltre le spalle del Carmo, fin quasi all’Antola. Un po’ di piano ci separa dalla seconda cima del Cavalmurone, quindi ecco la discesa che preannuncia la risalita alla volta delle pendici del Legnà, dove incrociamo due camminatori che vanno in direzione opposta. In quanto a panorami, beh, ci troviamo in uno dei punti migliori dell’appennino: la val Boreca ai nostri piedi, con gli sperduti villaggi di Pizzonero e Suzzi, oltre i quali spunta la vetta dell’Alfeo, Bogli e Artana, con la vetta del Lesima che “chiude”, delimitandola, la valle.

Che fare? Giunti vicino alla vetta del Legnà, ci verrebbe quasi da proseguire fino al Carmo, dove Umberto non è mai stato, ma la strada è ancora parecchio lunga e rischiamo di tornare quando si sarà già fatta notte, visto che l’escursione risale a una delle giornate più corte dell’anno. Così iniziamo a ridiscendere dal Legnà in direzione della zona indicata sulle cartine come Passo del Legnà o del Legnaro, dove abbandoniamo la dorsale per svoltare bruscamente a sinistra e prendere la mulattiera proveniente da Bogli. Il sentiero entra in una bella faggeta che taglia il versante del Monte Legnà, del quale possiamo ammirare le pareti rocciose sopra alle nostre teste. Un po’ più di neve copre ora il sentiero, ma nemmeno poi tanta, rispetto a quella che ci aspettavamo.

Attraversiamo gli ampi pascoli che sovrastano Bogli, in discesa per la prima parte e in salita nella seconda, quando anziché ridiscendere in direzione del paese, tagliamo i prati seguendo parallelamente la strada asfaltata che conduce al paese. Sbuchiamo così in uno spiazzo vicino all’asfalto, dove ne approfittiamo per fermarci, seduti sui ceppi di legna, a mangiare un panino visto che si è fatto abbastanza tardi. Finito il panino, subito in cammino sull’asfalto, alla volta delle Capanne di Cosola, dove abbiamo ancora una bevuta che ci aspetta, come promesso da Fausto durante l’incontro dell’andata. Entriamo al bar, dove il caldo della stufa ci avvolge con una vampata e beviamo una volta, per poi rimetterci in movimento sulla strada del ritorno.

Visto che all’andata siamo scesi dal Chiappo, al ritorno saliremo attraverso il sentiero che raggiunge Bocche di Crenna, concludendo così il nostro itinerario ad anello con la forma di un 8. Già in corrispondenza delle ultime villette di Capanne di Cosola, vediamo un cielo splendido assumere i colori del tramonto, ma il bello deve ancora arrivare: infatti arriva, poco dopo, quando, usciti dalla faggeta, proseguiamo sul sentierino che taglia il versante del Prenardo e guarda la val Borbera.

Che meraviglia di tramonto, che colori. Il cielo si fa arancione, quasi rosa, in lontananza, alle spalle di una fitta coltre di nubi che non si è ancora dissolta da questa mattina. Anzi, oltre a non essersi dissolte, ora le nubi si sono increspate e hanno l’aspetto delle onde del mare, tanto sono particolari. Scatto foto in continuazione, è la prima volta che ho modo di fotografare un tramonto da questo sentiero ed è tutto molto bello, con l’inconfondibile profilo dell’Ebro a incorniciare il paesaggio dei miei scatti.

Arriviamo a Bocche di Crenna e quasi mi spiace lasciare questa vista: rimarrei qui a fotografare gli splendidi colori del cielo quando il sole è ormai tramontato, ma decidiamo di scendere alla volta della macchina, parcheggiata alle stalle.

Scendendo, facciamo ancora in tempo a goderci il sole che, poco a poco, abbandona la cima del Chiappo colorata di rosso e il cielo che, sopra a Bruggi, diventa di un tenue rosa. Quando arriviamo alle stalle, è ormai buio.

Estraggo dalla tasca il gps, quasi 19 km. Lungo, intenso e panoramico: questo sì che è un buon percorso per restare in forma! 

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A un passo dalla vetta
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