UN ANELLO TRA DOVA E AGNETO
Escursione ad anello inventata strada facendo sui sentieri tra la valle dell'Agnellasca e quella del Gordenella
PARTENZA E ARRIVO: San Fermo, bivio sentiero per Agneto (mt. 1130 ca.)
TAPPE INTERMEDIE: Agneto (mt. 761), Casoni di Agneto (mt. 950 ca.), Dova Inferiore (mt. 917), Dova Superiore (mt. 932)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: poco meno di 13,5 km
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 5 h.
SEGNAVIA: nessuno
Nella mia lista di escursioni da fare, uno spazio era occupato dalla breve sterrata che collega San Fermo al villaggio di Agneto, in alta val Borbera, nella valletta dell'Agnellasca. Pensavo di dedicarci poco tempo, un'oretta al massimo, due tra andata e ritorno: così, una giornata di tempo non molto bello della scorsa primavera, ho pensato fosse giunto il momento di tenere fede al mio impegno. A sorpresa, ne è invece uscita una bella escursione ad anello, interamente su sentieri non segnalati, soprattutto per merito dell'intraprendenza della mia compagna di viaggio Ilaria, che mi ha convinto a provare un sentiero nuovo che, sinceramente, non mi ispirava granché.
Raggiungiamo il valico di San Fermo con la stretta stradina che da Dovanelli risale la valle e parcheggiamo la macchina nei pressi del bivio per Agneto, indicato da un cartello stradale (seppur la strada sia, in realtà, un sentiero), poco prima del valico che separa la val Borbera dalla val Vobbia. Il vento schiaccia le nuvole sulla cima delle montagne e c'è un'aria che sembra proprio da acqua, ma il giro fino ad Agneto dovrebbe essere breve e quindi fattibile senza prendere alcuna lavata!
Salgo sul crinale nei pressi del bivio per scattare alcune foto del selvaggio vallone di Berga, che sembra veramente l'ultimo paese del mondo, isolato da tutto e da tutti, dominato alle spalle dalla cima dell'Antola, poi ci incamminiamo lungo il sentiero per Agneto, inizialmente pianeggiante e con belle viste sulla valle del torrente Gordenella, dove risaltano Dova Superiore, Cerendero, Gordena e la meravigliosa chiesa di San Rufino. Oltrepassata una selletta, il sentiero si fa strada in cemento e prende a correre, in leggera discesa, sul versante di valle opposto, quello ai cui piedi scorrono il Rio Berga e l'Agnellasca. Il serpentello di strada scorre accanto a imponenti rocce, regalando meravigliose e inedite viste sulla valle di Berga, permettendo di apprezzarne la bellezza, ma anche splendide viste laterali sulla valle dei Campassi, con i tetti della minuscola Cà dei Campassi che si intravedono tra le gole create dalle montagne.
La discesa continua, facendosi più ripida, e alterna tratti sterrati a tratti in cemento. A mano a mano che si scende, si apre la vista sulla valle dei Campassi ed ecco ora anche intravedersi il Croso e il campanile di Campassi, oltre a Vegni che fa la propria comparsa di fronte a noi. Tra gli alberi, facendo bene attenzione, possono scorgersi le prime viste su Agneto. Oltrepassato un cancello, e giunti in posizione parallela alla Sella dei Campassi, la strada scende guardando dritto in faccia il lungo crinale che dal Monte Porreio, che sovrasta Daglio, a tratti visibile oltre gli alberi, si collega al Monte Legnà, quindi conduce in vista di Agneto, ora ben visibile ai nostri piedi, di fronte al ripido versante su cui si trova Vegni. Quando l'asfalto inizia a fare la propria comparsa, è il segnale che ormai il paese è vicino, così ci fermiamo in un punto estremamente panoramico ai bordi della strada e monto lo zoom per catturare più da vicino alcuni dettagli, partendo dall'oratorio di San Rocco di Vegni, per arrivare alle stalle di Daglio. Ma soprattutto, dal punto di inizio dell'asfalto, la discesa si fa più dolce e ampi tornanti costeggiano prati mantenuti ancora a pascolo accanto a lunghe file di muretti a secco. Il cielo è ancora grigio, ma appare ora meno minaccioso.
Agneto, visto dalla strada che piano piano vi si avvicina, sembra proprio un bel paesino e ci fermiamo spesso a catturarne gli scorci più interessanti, con la cima del campanile della chiesa che, a un certo punto, sbuca da una curva materializzandosi di fronte a noi. Mentre ci avviciniamo al paese, finiamo a parlare dei Casoni di Agneto, due costruzioni - presumibilmente abbandonate - che spesso ci è capitato di vedere sullo scosceso versante di montagna alle spalle di Dova e della possibilità di raggiungerli con un sentiero. Ilaria cerca di convincermi a provare qualcuno dei numerosi sentierini che si staccano sulla sinistra della strada principale, proprio in direzione dei Casoni: in effetti, penso, se si chiamano Casoni di Agneto, un sentiero che parte da Agneto di sicuro dovrà esserci, ma non conoscendo la zona non me la sento di improvvisare per poi andarmi a perdere.
Però la mia attenzione viene attirata dall'imbocco di un sentiero, più evidente rispetto agli altri, chiuso con una rudimentale rete da branda. Dico a Ilaria che secondo me potrebbe essere questo, ma ora è lei a non apparire troppo convinta. Intanto, mentre discutiamo, siamo arrivati ad Agneto e oltrepassato il cimitero della frazione - su cui campeggia la data 1894 - il benvenuto in paese ci viene dato dai resti di un capriolo rosicchiato per benino (checché ne dicano i soliti perbenisti) da qualche lupo, come testimoniano le fatte che circondano il cadavere. Un po' sbigottiti dalla macabra scoperta, proseguiamo raggiungendo la bella chiesa di S.Andrea, di giallo e rosa dipinta, preceduta da un piccolo cortile contornato da un lungo muretto e al cui centro si trova una croce identica a quella che si trova davanti alla chiesa di San Giacomo a Campassi. Ci limitiamo a guardarla da fuori, assieme ai caratteristici affreschi sacri sui muri delle case, mentre tutto intorno regna il silenzio e, in paese, sembrerebbe quasi non esserci nessuno, non fosse per il rumore insistente di una motosega.
Il tempo sta tenendo, non dovrebbe piovere. Potremmo quasi provare a cercare sti benedetti Casoni di Agneto!
E anzi, addirittura, se ce ne fosse la possibilità, potremmo cercare di tornare a Dova concludendo un anello...ma chissà se sarà possibile?
Così torniamo sui nostri passi, percorrendo a ritroso la stessa strada utilizzata per raggiungere il paese e ci fermiamo davanti a quella strana rete da materasso utilizzata per chiudere l'accesso a un sentiero, ora sulla nostra destra: Ilaria sembra non essere ancora convinta, ma io ho proprio il sentore che sia quello giusto. Così, dopo che lei mi ha convinto a raggiungere i Casoni, ora tocca a me convincerla a seguirmi su questa strada.
"Proviamo, dai!"
Sganciamo la rete e ci facciamo piccoli piccoli per passare in mezzo allo stretto passaggio, per poi richiuderla alle spalle. Il sentierino è piccolo e anche sporco, nei primi metri, tanto che iniziano a venirmi i primi dubbi sulla bontà della mia scelta. Però, a mano a mano che avanziamo, sembra migliorare e farsi più evidente, convincendoci a proseguire.
Così, dopo aver scattato qualche bella foto di Agneto da questa insolita angolazione, ecco comparire alcuni imponenti muri a secco ai lati di quello che, ora, è praticamente diventata una bella e ampia mulattiera.
Mi compiaccio con me stesso per l'intuizione, ora anche Ilaria è convinta che la via sia quella giusta: siamo senza dubbio sull'antica mulattiera di collegamento tra Agneto e i paesi della valle del Gordenella e il cammino, seppur in leggerissima salita, si fa piacevole, come di solito accade quando si capisce di essere sulla strada giusta.
Tagliamo a mezza costa il versante di montagna, fino a raggiungere un cancello oltrepassato il quale la vista improvvisamente si apre su Daglio, Cartasegna e sul lungo crinale che sovrasta i due villaggi in direzione del Legnà.
All'unico bivio che incontriamo, nei pressi di una curva, ci manteniamo sulla strada bassa, che è anche la più evidente ed ecco che compaiono, davanti a noi - seppur in lontananza - le costruzioni dei Casoni di Agneto, la nostra auspicata - e insperata... - mèta!
Ci incamminiamo verso la destinazione, incrociando nuovamente un bivio: la strada che sale sarà quella che, presumibilmente, dovremo seguire per raggiungere Dova, ma per arrivare ai Casoni ci manteniamo momentaneamente sulla strada bassa che, superato un rio, nei pressi di una grande frana (attenzione in questo punto...) conduce nei pressi di una fontana, oltrepassata la quale compare dinnanzi a noi il "Casone" di Agneto: meglio definirlo così, considerato che - in realtà - di casa ce ne è solo una, un grosso casermone per metà in pietra, adibito in parte a stalla e circondato da un muraglione, non distante dal quale si trova una costruzione più piccola e più recente, adibita a legnaia. Giriamo attorno alla costruzione, scattando alcune foto: una madonnina è ospitata in una nicchia, mentre un angelo custodisce il lato opposto della casa. In generale, dai particolari emerge che da queste parti qualcuno passa e anche spesso, visto che di recente paiono essere stati fatti dei lavori di manutenzione e che porte e finestre non sembrano così antiche. Ci sediamo alle spalle della casa, su di un lungo muretto, per mangiare qualcosa: ci siamo meritati questa merenda, ora che siamo riusciti a raggiungere questo luogo così isolato e nascosto e ce la godiamo assieme alla splendida vista frontale di Vegni, disteso ai piedi del Carmetto, offerta da questo luogo.
Una strada prosegue oltre i Casoni, ma non sembra, francamente delle migliori. Così, dopo un veloce autoscatto, ci rimettiamo in cammino tornando verso la fontana e, oltrepassata la frana, prendiamo la strada in salita che prima avevamo ignorato. Vediamo il tetto del Casone poco più in basso e, da questo punto, la vista sull'alta val Borbera è fantastica e spazia dall'Ebro al Legnà e al Carmetto, da Daglio a Cartasegna e a Vegni, comprendendo anche parte del letto del torrente Carreghino. E' un meraviglioso punto panoramico.
Il sentiero, inizialmente non dei migliori, torna ben presto a farsi evidente e alterna tratti in salita decisa ad altri solo in leggero falsopiano, tutti all'interno di una fitta boscaglia. Aggirati i numerosi versanti, raggiungiamo finalmente una piccola sella dove la vista, seppure in parte ostruita dagli alberi, arriva ora sul corso del Borbera nei pressi di Rosano e, poco dopo, torna a spaziare sul versante di montagna che ospita il borgo di Cerendero con accanto la chiesa di San Rufino: finalmente abbiamo svallato e, dai nostri calcoli, dovremmo essere non distanti dal paese di Dova. Se superiore o inferiore, beh, non lo sappiamo, visto che non abbiamo idea del punto esatto in cui ci troviamo.
Ritrovato il piccolo sentiero, che oltre la selletta tende a perdersi, scendiamo ripidamente fino a sbucare accanto alle case di Dova - Dova inferiore, per la precisione - mentre iniziano a cadere le prime gocce d'acqua. Scattiamo qualche foto al paese, molto bello da questa angolazione, quindi scendiamo sull'asfalto: ora, per tornare alla macchina parcheggiata quasi a San Fermo, ci aspetta un lungo tratto di asfalto che a conti fatti si rivelerà quasi infinito.
Innanzi tutto, scopriamo che arrivare a Dova Superiore, da Dova Inferiore, non è propriamente corta. Ma soprattutto capiamo che, nonostante le belle viste su Gordena, San Rufino e Casalbusone, nonostante la bella chiesa in mezzo ai prati di Dova Superiore e la cappelletta in poszione panoramica, la strada da Dova a San Fermo è massacrante, soprattutto se affrontata dopo una dozzina di chilometri.
Arriviamo alla macchina belli stanchi, ma fortunatamente asciutti visto che le poche gocce di pioggia sono state solo un falso allarme. Ma la gioia è tanta, soprattutto per essere riusciti a portare a termine una escursione che, almeno nelle previsioni, doveva essere solo una veloce passeggiata fino ad Agneto e ritorno. A volte, un po' di spirito avventuriero, paga. Decisamente!