UNA GIORNATA QUASI PERFETTA
Con le ciaspole al Monte Chiappo, a guardare il mare
PARTENZA: bivio stalle di Salogni, SP113
ARRIVO: Monte Chiappo (mt. 1700)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: oltre 13,5 km
TEMPO DI PERCORRENZA: 7 h. circa
SEGNAVIA: asfalto e sterrata fino a Bocche di Crenna; bianco-rosso 200 sul crinale
Stamattina non è stato semplice alzarsi dal lett...ehm dal divano, ricordo che volevo tirarmi su ma non ce la facevo, ero tutto bloccato. Fuori la neve. Facevo smorfie di dolore a ogni movimento, ma ero felice. Residui della camminata di ieri, ricordi di una giornata quasi perfetta.
Ho mal di schiena, mal di gambe, male la pianta dei piedi. Zoppico, sembro un novantenne.
E meno male che sono allenato!
Ma con novanta chili da portarsi dietro non è semplice. Anzi novanta chili più quelli che non ho contato dello zaino, carico di viveri e di poca acqua e di un po' più di vino.
Finalmente si ciaspola, dopo un mese che ne parliamo, questa volta riusciamo a organizzarci. Mentre la aspetto, fermo in macchina, sbadiglio in continuazione, davanti alla bocchetta del riscaldamento che mi soffia aria calda in faccia. Fuori fa freddo, c'era -7, ora per fortuna la temperatura si è alzata, ma io sono vestito con milioni di strati e nonostante tutto ho ancora un brividino che mi sale per la schiena.
Quando Lei arriva, mi si affianca con la macchina prima di parcheggiare, mi fa uno dei suoi sorrisi contagiosi e io mi sveglio. Buongiorno mondo!
Sale in macchina e si parte, ho pensato che potremmo andare fino alla strada che sale alle stalle di Salogni, lasciare la macchina, mettere le ciaspole e partire, a piedi, per andare fino al M.te Chiappo.
Da circa 1000 metri fino a 1700, diciamo che ci sarà da salire parecchio, ma normalmente, senza neve, in un'ora e tre quarti ci si arriva. Oggi ci vorrà un po' più di tempo, anche se non pensavo ce ne volesse così tanto.
Dopo i soliti problemi a infilare le mie complicatissime ciaspole, iniziamo la salita verso le stalle. Il rumore delle racchette che rompono la neve ghiacciata è già fastidioso dopo pochi minuti di viaggio, credo che mano a mano che andremo avanti ci abitueremo e non ci faremo più caso. O almeno lo spero, altrimenti potremmo impazzire. Il sole picchia, vestiti come siamo stiamo morendo già di caldo, comunque saliamo piuttosto bene, chiacchierando un po'. La macchina fotografica rimane nello zaino, per ora, farò qualche foto solo più avanti.
E' lunga arrivare alle stalle, ma la prima parte passa piuttosto in fretta, raccontandosi qualcosa e guardando un po' il panorama intorno, con Bruggi che appare e scompare dopo ogni curva della strada e qualche bella vista su tutta la val Curone.
Quando arriviamo alle stalle, un po' stanchi già lo siamo. Sete bestiale, andiamo a bere alla vicina fontana, poi tiro fuori la macchina fotografica e scatto qualche foto, mentre Lei si rotola un po' nella neve (...).
Ripartiamo alla volta di Bocche di Crenna, la sosta ci ha ridato un po' di forza e abbiamo anche più voglia di ridere. Salendo, ci accorgiamo che dietro di noi sta arrivando una persona con le ciaspole, che in breve ci raggiunge e che fa con noi il pezzo di strada che manca per arrivare al valico di Bocche di Crenna, dove ci salutiamo e prendiamo direzioni diverse.
Noi beviamo ancora, anzi, io ho fame. Lei anche, ma non lo dice. Tira fuori qualcosa da mangiare, sarà la stanchezza, sarà che quelle focaccine erano di plastica, ma io non riesco nemmeno a masticarle, e Lei, che non aspettava altro, ha finalmente un buon motivo per prendermi in giro.
Ripartiamo, col sorriso sulle labbra, verso la cima del Prenardo, e cerco nei limiti del possibile di starle dietro. La ragazza dice di essere stanca ma tiene una bella andatura e io arranco, secondo me vuole fregarmi il lavoro di guida montanara. Quando arriviamo al Prenardo, vediamo finalmente il rifugio del Monte Chiappo avvicinarsi e ci rendiamo conto che forse, forse, ce l'abbiamo fatta. Forse.
Un ultimo strappetto in salita e finalmente ci siamo: davanti a noi compaiono il Lesima e l'Alfeo, io scatto ancora qualche foto e poi ci dirigiamo verso la cima del Chiappo, con la statua di San Giuseppe attorno alla quale la neve già se ne è andata. Lei scatta una foto panoramica, poi scendiamo verso il Rifugio, che come pensavamo è chiuso.
Via le ciaspole, ci sediamo sulla panchina sul fianco che guarda verso il Lesima. Lei taglia il salame, una dose per una trentina di persone più o meno, io apro il vino e tiro giù un golone perché sono ai limiti della disidratazione. Il vino entra in circolo e fa subito il suo dovere. Ci rifocilliamo un pochino, mentre sentiamo le voci di altre persone che nel frattempo sono arrivate sul monte.
Certo che fa un freddo...stare fermi con quest'aria è dura, dobbiamo spostarci. Ci mettiamo davanti all'ingresso del Rifugio, su di una panchina al sole. Qui c'è meno aria, allunghiamo le gambe sulla neve, divisi solo dalla bottiglia di vino, e restiamo a parlare per un po'.
Resterei qui tutto il giorno, sto così bene che neanche mi accorgo che ci siamo mangiati una tavoletta di cioccolato e quasi finito la bottiglia di vino. E' bello parlare con Lei, è una persona così piacevole da farti sentire sempre a tuo agio, qualsiasi discorso tu stia affrontando. Se mi avessero detto che un giorno saremmo stati a 1700 metri, con le gambe distese sulla neve, a bere vino, mangiare cioccolato e chiacchierare mi sarei messo a ridere e avrei detto "impossibile!". Devo imparare a non dire mai "impossibile", specie con Lei.
Una nuvola copre velocemente il sole e la temperatura crolla di colpo. Sono le tre passate, dobbiamo muoverci, cerchiamo di alzarci ma le nostre articolazioni cigolano, con tutto questo freddo. Io ho le mani viola, sto per morire. Raccogliamo le nostre cose, ci facciamo un autoscatto e, rimesse le ciaspole, ci mettiamo di nuovo in cammino.
"Ma quello è il mare?", chiede Lei. Non mi ricordavo, ma effettivamente quando si è sul Chiappo al pomeriggio, capita spesso di vedere un bello spettacolo con la luce del sole che si riflette sull'acqua del Mar Ligure. "Eh si, è il mare", le rispondo, quando vedo davanti a me quella meraviglia. E' in momenti come questi che mi sento ripagato in pieno dalla fatica che faccio camminando, e credo sia piaciuto anche a Lei, perché non capita di vederlo tutti i giorni.
"Dai, andiamo", lei in versione mamma mi obbliga a mettere i guanti, e come tutte le mamme ha sempre ragione, probabilmente senza sarei morto, le dita mi si stanno staccando. Poco prima di lasciare la cima del Chiappo un cane ci corre incontro per prendersi un po' di feste, dietro di lui due signori saliti da Capanne di Cosola, che ci chiedono da dove arriviamo e con i quali scambiamo due parole. Lei parla del mio blog a uno dei due, ma a lui non sembra fregarne molto....
Inizia la lunga e infinita discesa verso la macchina. Si va molto più veloce, per fortuna, ma nonostante tutto la strada sembra davvero non finire mai. Fino a Bocche di Crenna è un attimo, ma fino alle stalle la strada sembra già lunga il doppio. Le gambe iniziano a fare male, io ho la pianta dei piedi completamente andata. Vorrei una carrozzella per fare l'ultimo tratto di discesa.
Per fortuna che sono con Lei, penso, mentre camminiamo sghignazzando, se fossi con una persona noiosa questa strada durerebbe un'eternità. Il sole ormai sta tramontando, scendendo vediamo Bruggi illuminato ancora per metà, ma la sera sta ormai sopraggiungendo.
Le ultime curve e poi arriviamo alla macchina, stanchi morti, temperatura -6. Sta per venire buio, sono le cinque e mezza ormai. Forse ho scelto una camminata troppo lunga, però sono contento di averla portata là sopra, dove si incontrano le tre regioni, a vedere lo spettacolo della neve e del mare illuminato dal sole.
Via le ciaspole, cambio scarpe e andiamo verso Bruggi per girare la macchina. Anzi, già che ci siamo facciamo anche una bevuta al fontanino, dove mi portava la nonna da piccolo quando avevo sete.
Arriviamo alla sua macchina che sono quasi le sei. Mi spiace che debba ancora fare tutta quella strada, arriverà tardi, penso. Colpa mia, ho calcolato male i tempi del giro. Prende la sua roba, ci salutiamo e se ne va, non prima di avermi detto che è pronta per un'altra ciaspolata. "Sono io a non essere pronto!", penso, mentre con l'agilità di un paralitico cerco di sedermi al posto di guida. Ma tra qualche giorno passerà tutto, le mie articolazioni hanno visto questo e altro.
Me ne vado verso casa, con la faccia che mi brucia per il sole e l'aria gelida. Sono stanco, ma felice: una giornata quasi perfetta. Ho come l'impressione che ogni giornata passata con Lei mi possa allungare la vita di un anno o due, è bello stare con una persona che non smette mai di sorridere.
Ora che il racconto è finito vorrete scusarmi, ma se riesco ad alzarmi da questa sedia, prendo il bastone e torno al ricovero.