LA VARIANTE DI FRATE AVE MARIA
Una bella escursione ad anello con partenza e arrivo a Oramala e passaggi all'Eremo di S.Alberto, Monte e Poggio Ferrato
PARTENZA: Oramala (mt. 750)
TAPPE INTERMEDIE: Rio Crenna (mt. 580), Case Fontanella (mt. 718), Eremo di S. Alberto di Butrio (mt. 682), Monte (mt. 539), Poggio Ferrato (mt. 590)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: poco meno di 15 km
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 4 h. 30 min.
SEGNAVIA: bianco-rosso "Ave Maria", a tratti bianco-rosso "Re" e bianco-rosso "Eremiti"
Oramala, minuscolo borgo posizionato ai piedi dell'omonima Rocca, sorge sopra al paese di Varzi, in una posizione privilegiata, sulle alture che separano la val di Nizza dalla valle Staffora e nel corso delle mie escursioni sull'appennino delle quattro province, ho già avuto modo di arrivarci percorrendo il sentiero denominato "passo dell'aquila", che dal parco del Castello di Verde - in alta val Tidone - mi ha portato al Castello di Oramala. Proprio da Oramala parte uno splendido itinerario ad anello intriso di fascino, che attraverso un luogo ricco di suggestioni religiose, quale l'Eremo di Sant'Alberto di Butrio e altri splendidi borghi (Monte, Poggio Ferrato) regala una visuale privilegiata su queste splendide vallate: il sentiero di Frate Ave Maria.
Cesare Pisano, originario della Liguria, perse la vista da ragazzo, giocando con gli amici con un fucile in apparenza scarico, dal quale partì invece un colpo. Ospitato da don Luigi Orione in un suo istituto, entrò nel 1923 a far parte degli Eremiti ciechi della Divina Provvidenza e venne destinato all'Eremo di Sant'Alberto di Butrio, località isolata sulle colline tra Varzi e Ponte Nizza. Qui indossò le vesti e prese il nome di Frate Ave Maria. Distintosi sempre per la sua profonda santità, preghiera e penitenza, quando mancò, nel 1964, lasciò un profondo vuoto. Le sue spoglie sono custodite e venerate in una piccola cripta all'interno dell'Eremo, che ancora oggi è un ritrovo di pellegrini e meta di ritiri spirituali.
Raggiunta in auto Oramala da Varzi, su di una stradina tanto stretta quanto ripida e panoramica, oltrepasso il castello e le poche case per fermarmi in prossimità di un grande prato, dove si trova l'imbocco del sentiero del "passo dell'aquila": il tempo di indossare gli scarponi e lo zaino, una veloce foto alla torre del castello che sbuca dagli alberi alle mie spalle e sono già in movimento, sull'asfalto, camminando verso nord in direzione del paese di Val di Nizza. Poche curve ed ecco sulla sinistra l'imbocco di una sterrata piuttosto ampia, riconoscibile oltre che per il segnavia bianco-rosso, anche per la presenza di un cartello di divieto di transito. Dalla sterrata, che procede praticamente in piano, si può godere di una vista privilegiata sulla Rocca di Oramala e sulle sottostanti case del piccolo villaggio: un camino fuma e alle spalle del castello, la neve copre le cime delle montagne dell'alta valle Staffora. Qui, però, per ora non fa per niente freddo: il sole picchia forte in questa mattinata invernale e regala degli splendidi paesaggi da fotografare, illuminando le foglie rossicce degli alberi in quella che, fino ad ora, è una splendida camminata rilassante.
Il panorama cambia poco alla volta, a mano a mano che si procede sulla stradina sterrata circondata di castagni e roveri ed ecco fare la sua comparsa anche il Monte Giarolo, riconoscibile per via delle sue antenne, sotto alle quali si possono vedere anche le case del paese di Giarolo. I tetti delle case di Castagnola, spuntano sul crinale tra la valle Staffora e la val Curone, mentre guardando in basso, ecco avvicinarsi le case di Sagliano Crenna, il paese a cui conduce la sterrata che sto percorrendo. La rocca di Oramala è visibile praticamente da ogni punto del percorso ed è un chiaro invito a scattare immagini in continuazione, ancora di più quando alle sue spalle fa la sua comparsa la palla radar del Lesima, circondata dalla neve, assieme a tutto il crinale dal Monte Chiappo fino al Giarolo. Superata una costruzione in pietra semiabbandonata, la sterrata si sposta sul versante opposto, per poi ritornare dopo poche centinaia di metri in vista della rocca e iniziare, lentamente, a scendere. Dopo essere passato in fianco ad una capanna seminascosta dalla vegetazione, mi rendo conto di essermi portato esattamente in parallelo alla rocca di Oramala, ormai piuttosto lontana: da qui si può vedere anche il paese di Ponte Crenna, la prima frazione dopo Varzi che si incontra sulla SP della valle Staffora scendendo in direzione di Rivanazzano. Ecco finalmente, dopo poco, la prima netta deviazione di percorso.
Segnalato sul tronco di due pini, un nuovo sentiero si distacca da quello per Sagliano Crenna e corre sulla destra in discesa, portando in un ampio prato da cui sono ben visibili, sul crinale di fronte a me, le case di Sant'Alberto. Devo aguzzare la vista per vedere, in fondo al grande prato, la segnalazione bianco-rossa sul tronco di un albero e capire dove prosegua il mio sentiero. Attraverso così il prato e imbocco il sentiero che ora procede con una discesa inizialmente molto ripida, che mi porta a scendere spaventosamente di quota e a procedere, per un lungo tratto, in piano all'interno di un bosco continuamente attraversato da daini e caprioli, che cercano di sfuggire all'imponente schieramento di cacciatori: io, per precauzione, aumento il passo, per evitare di rimanere infilzato da qualche cacciatore distratto.
Dopo essere passato accanto ad alcuni muretti a secco, eccomi in corrispondenza dell'incrocio con il sentiero denominato "il passaggio degli Eremiti", che unisce Varzi e Ponte Nizza: svolto nuovamente a destra in discesa e, procedendo a ritroso, mi porto in breve sul fondo della imponente valle, sulle acque del rio Crenna, un affluente del fiume Staffora. Qui in fondo, la temperatura è polare e lo dimostra anche la neve che trovo sul sentiero e che ricopre anche le grandi pietre poste lungo il corso del rio, che attraverso per poi costeggiare, passando tra alcune rocce così grandi da formare una specie di profondo canyon.
Sono nel punto più basso del mio itinerario, direi che non ci vuole molto per capirlo: sono esattamente sul fondo della valle. Ma dopo poche decine di metri lungo il corso del rio, ecco che il sentiero riprende a salire, arrivando in pochi minuti ad essere nuovamente baciato da un bel sole che riscalda anche me e le mie gambe intirizzite. Questo tratto di percorso, pur essendo in salita, è particolarmente piacevole: risalire la valle non è così faticoso come in realtà sembrava e appoggiandosi sulle numerose pietre poste lungo l'itinerario utilizzandole come fossero degli scalini, si sale piuttosto velocemente. Entrato in un bosco, salgo ancora attraverso alcuni tornanti per giungere, dopo pochi minuti, in vista di un muretto a secco che costeggia il sentiero, preannunciandomi l'arrivo alla minuscola frazione di Case Fontanella, da cui posso nuovamente tornare a vedere il profilo della torre della Rocca di Oramala, sempre più lontana.
Arrivato in mezzo alle case, proseguo sull'asfalto in direzione di Sant'Alberto, che raggiungerò piuttosto in fretta, dopo appena 5-10 minuti di strada. Prima di entrare in paese, prendo la strada asfaltata che, sulla destra, scende alla volta dell'Eremo di Sant'Alberto di Butrio, dove un grande cartello con la scritta "SILENZIO", mi accoglie.
Perfino l'aria sembra essere diversa, nella conca in cui si trova l'eremo e un senso di profondo rispetto mi pervade. Prendo il sentiero largo, quello che dopo essere transitato sotto a un crocifisso, passa accanto ad un piccolo parco ordinato in cui sono riprodotte le stazioni della via Crucis, poi mi dirigo davanti all'Eremo, dove è posizionata la statua di Frate Ave Maria. Ho letto che la costruzione del complesso fu avviata nell'XI secolo da Sant'Alberto, le cui spoglie riposano oggi in due tombe all'interno dell'eremo. Mi avvicino all'ingresso della chiesa, spingo la porta e guardo l'interno, che conosco per esserci già stato in altre occasioni. Oggi non mi sembra il caso di entrare, conciato come sono, con gli scarponi da trekking infangati. Richiudo la porta, accanto alla quale c'è un piccolo presepe, proprio ai piedi di una scultura che ritrae Don Orione assieme a Frate Ave Maria e mi incammino sulla mia strada, voltandomi ancora qualche volta per fotografare il complesso dell'eremo.
Nei pressi di una bacheca informativa ai piedi di una grande quercia, ecco le segnalazioni che sto cercando: sono su due piccoli cartelli bianco-rossi e riportano l'indicazione per Oramala ma anche quella di due importanti percorsi escursionistici della valle Staffora, l'Anello del Re - che collega Ponte Nizza a Sant'Albano - e il Passaggio degli Eremiti, già incontrato in precedenza. Seguo le indicazioni e mi imbatto, dopo pochi metri, nel "Rifugio Frate Ave Maria", una capanna di legno attrezzata con tavoli, panche, distributori automatici e stufa a pellet: quasi meglio di molti altri rifugi che ho incontrato in montagna nei miei percorsi!
Continuo oltre il rifugio su di un sentiero ricoperto di foglie che costeggia la strada asfaltata e, dopo alcuni saliscendi, eccomi arrivare sull'asfalto poco dopo le abitazioni di Case Fontanella dove ero sbucato in precedenza, salendo dal rio Crenna. Mantengo la discesa sull'asfalto, ma solo per poche decine di metri, perché poco prima del cartello che mi annuncia di essere entrato nel Comune di Val di Nizza (Vol d'Nisa), imbocco un sentierino segnalato in bianco-rosso che scende sulla sinistra tra gli alberi.
Nella sua prima parte, il sentiero corre in parallelo alla strada asfaltata, seppur nettamente più in basso, poi risale costeggiando numerosi muretti a secco e mi porta ad un bivio dove perdo un po' di tempo a causa della difficoltà ad interpretare le segnalazioni, che mi fa sbagliare strada più di una volta. La vista, tra gli alberi, delle case di Poggio Ferrato, aumenta ulteriormente i miei dubbi perché mi convinco - sbagliando - che dovrei raggiungerle immediatamente, dimenticando, in realtà, che dovrei prima arrivare ad un altro paese - Monte - che però non ho più pallida idea di dove si trovi. Così, dopo aver percorso alcuni sentieri sbagliati ed essere tornato sui miei passi, decido finalmente di seguire il sentiero principale - quello da cui provengo - camminando in discesa in direzione diametralmente opposta rispetto al borgo di Poggio Ferrato. La scelta, alla fine, si rivela quella giusta, perché consultando il gps lungo il percorso mi rendo conto di starmi lentamente avvicinando al paese di Monte. I tetti delle case cominciano a mostrarsi solo dopo parecchi minuti di cammino, ma quando sbuco tra le belle abitazioni in pietra, capisco finalmente di essere sulla strada giusta.
Dal borgo di Monte, si vede Poggio Ferrato proprio lì davanti, anche se molto più in alto. I due villaggi, però, non sono uniti da una strada asfaltata ma soltanto da un sentiero, che parte nei pressi del cartello con il nome del paese, facilmente riconoscibile per la presenza - oltre che del consueto segnavia bianco-rosso - di un segnale di divieto di transito. Dopo essere passato nei pressi della sorgente detta "i Fracion", piccola sorgente ad attività perenne la cui acqua venne storicamente utilizzata per abbeverare il bestiame e per finalità agricole, proseguo dritto al bivio con indicazione "Crosa" e transito quindi nei pressi della sorgente di Calasco, oggi fornitrice di acqua potabile per la gran parte dei comuni della val di Nizza e, un tempo, fontana presso la quale le donne dei paesi di Monte e Poggio Ferrato si radunavano per lavare i panni.
Poggio Ferrato si fa sempre più vicino e, dopo aver superato un tratto di sentiero immerso in una pineta, eccomi finalmente in vista delle case. Da Poggio Ferrato, il panorama è meraviglioso: le poche case di Monte sono ora alle mie spalle e la bella giornata mi permette di vedere anche le cime delle alpi a fare da contorno allo splendido panorama della val di Nizza. Incontro tra le case un anziano signore, al quale chiedo se la strada per Oramala è quella giusta.
"Vieni con me che ti insegno una scorciatoia". Lo seguo su di una ripida salita che mi porta a raggiungere le ultime case di Poggio Ferrato. "Adesso attraversa quel prato e arrivi sull'asfalto. Ti ho fatto risparmiare un po' di strada!"
Ringrazio il signore e lo saluto, anche se il suo cane continua a seguirmi mentre me ne vado. Arrivo sull'asfalto e proseguo in salita fino ad incontrare il bivio Oramala-Sant'Alberto: sinceramente, pensavo che fosse più corta e invece c'è ancora un po' di strada da fare! Lungo il percorso, in un punto vicino al crinale dove si gode di una bella vista delle case di Sant'Alberto, incontro un cartello con la scritta "Beloria" e mi viene subito da pensare che il nome non sia stato messo lì per caso: si alza una bella arietta che fa quasi piacere, visto il sole che ha picchiato forte per quasi tutta la lunghezza del percorso (Beloria, nel mio dialetto significa"bell'aria"). Poco più avanti, lungo la strada, i ruderi di una vecchia casa in pietra ed ecco, finalmente, l'inizio della discesa, con la rocca di Oramala esattamente di fronte, fino al punto in cui ho parcheggiato l'auto.
Il sentiero di frate Ave Maria, o meglio la variante al sentiero originario che ho percorso oggi, è un itinerario veramente piacevole. Impegnativo, più che altro per la lunghezza, visto che di salite proibitive non se ne incontrano, nemmeno per risalire dal rio Crenna a Case Fontanella, ma estremamente panoramico e ricco di continui cambi di paesaggio. Per non parlare delle suggestioni storico-religiose di questo percorso: la rocca di Oramala, che domina la valle, riporta con il pensiero a tempi ormai andati e incuriosisce, mentre l'eremo di Sant'Alberto, avvolto nel suo silenzio, sembra essere un luogo fuori dal mondo, dove esistono solo pace, serenità e meditazione. Io credo che valga veramente la pena faticare un po' di più per assaporare queste sensazioni e, almeno una volta, percorrere questo affascinante itinerario.