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VIAGGIO IN VAL PENTEMINA, DOVE IL TEMPO SI E' FERMATO

Alla scoperta di una valle tra le più selvagge e spopolate dell'appennino ligure, con i borghi fantasma di Costapianella e Carsegli

PAESI FANTASMA: Carsegli, Costapianella

RAGGIUNGIBILI DA: strada Gazzolo-Pentema-Donetta

LUNGHEZZA DEL PERCORSO: circa 7 km (andata e ritorno) dal bivio per Costapianella fino alla sella di Gherfo

TEMPO DI PERCORRENZA: circa 2 h. 30 min. (andata e ritorno)

SEGNAVIA: segnalazioni Parco Antola ad inizio sentiero ma nessun segnavia lungo il percorso

 

 

Già solo il nome, "val Pentemina", mi ha da sempre affascinato e sapevo che, presto o tardi, ci sarei arrivato. Ma venire fin qui non è breve, specialmente se parti da Caldirola: ci vuole un po' di tempo a disposizione ed il serbatoio della macchina pieno di benzina. In più, se fate come me - che per arrivarci ho scelto la strada più lunga - vi sembrerà tutto ancora più "impossibile".

Una premessa è doverosa: la val Pentemina è forse la valle dell'entroterra ligure che più ha risentito dello spopolamento e della mancanza di collegamenti con il resto del mondo: le frazioni che compongono questa selvaggia valle sono, pertanto, chi più, chi meno, tutte disabitate, fatta eccezione per Pentema (credo!) che rimane forse l'unica stabilmente abitata durante l'intero anno. Le altre frazioni vanno dall'essere completamente disabitate ad esserlo solo durante il periodo estivo oppure ad essere sede di singoli insediamenti a carattere, per lo più, rurale.

Partiamo che è mattina presto, val Curone, val Borbera, val Vobbia. Da Vobbia su per Crocefieschi, poi giù per Sorrivi, Nenno e Avosso, valle Scrivia, fino ad arrivare a Montoggio. Cavolo, che posti. Ho imparato il nome di più paesi nuovi facendo questa strada che in tutta la mia vita!

L'imbocco della val Pentemina è a Montoggio, ho letto: si, ma dove? Montoggio è un bel paesone. Nei pressi di un bivio, un bar, davanti al bar ci sono degli anziani. Accostiamo e chiediamo a uno: "per Carsegli?"

Il signore ci dà una spiegazione che più precisa non potrebbe essere e così, alcune centinaia di metri più avanti, forse un chilometro, troviamo sulla sinistra il bivio per Gazzolo: la strada si fa sempre più stretta e sale in mezzo alle case, che poi di colpo finiscono, permettendo di raggiungere la località Pontenero, la porta di accesso alla val Pentemina.

La strada di colpo si fa ancora più stretta, l'asfalto finisce, per poi riprendere solo a tratti e taglia il versante della montagna risalendo la sponda destra del torrente Pentemina: si ha subito la sensazione di essere finiti in un luogo dove il tempo si è fermato, sembra di essere fuori dal mondo. Il torrente scorre inizialmente poco al di sotto della strada/mulattiera, poi ci si alza lentamente di quota, ma quello che rimane sempre intatto è il carattere selvaggio di questa valle dell'entroterra ligure: non si vedono case o altri segni della presenza dell'uomo per un bel pezzo e nemmeno si incontrano macchine (e meno male: in due non ci si passa in questa strada!).

Finalmente, due case accanto alla strada, è il segnale che siamo arrivati a Carsegli. Proprio accanto alle abitazioni, un bivio: proseguendo dritti si continua alla volta di Pentema e Donetta, prendendo la strada a sinistra si raggiungono le altre piccole frazioni che compongono Carsegli. Eh si, perché Carsegli è in realtà un paese composto da 5 piccoli nuclei, alcuni li chiamano "rioni": Rione, Vallecalde, Cognole, Case Vecchie e Il Poggio. Le due case nei pressi del bivio sono la località Rione, mentre proseguendo sull'asfalto, mantenendo la sinistra, si raggiungono, nell'ordine, Vallecalde e Case Vecchie. A Case Vecchie termina l'asfalto e i rioni di Cognole e Il Poggio sono raggiungibili solo ed esclusivamente a piedi, attraverso un sentiero.

Passando in auto, ci accorgiamo che a Vallecalde - poche case - c'è gente, come testimoniano le finestre aperte, i panni stesi e la presenza di auto e, in generale, tra i rioni di Carsegli, sembra quello che presenta i minori segnali di abbandono. Proseguendo invece fino ad arrivare a Case Vecchie, ci si può rendere conto di una situazione totalmente diversa: la strada finisce contro al portone della chiesa, l'oratorio di San Rocco, costruito nel 1839 dai fedeli superstiti della peste e il rione appare del tutto abbandonato. Il poco distante rione di Cognole sembra presentare segni di vita (una stalla, con delle capre e quindi, presumo, un contadino), mentre dell'altro rione, quello del Poggio, se devo essere sincero, ci accorgiamo solo una volta giunti sul versante opposto della montagna, perché da qui non si vede.

Lasciamo l'auto davanti alla chiesa, ancora in moto e con le portiere aperte, tanto qui non c'è nessuno e andiamo a curiosare tra le viuzze di Case Vecchie. Accanto alla chiesa, sulla facciata di quella che era, presumibilmente, la canonica, una cassetta delle lettere con un cognome mi fa pensare che sia la posta del contadino di Cognole, anche se ricordo di aver letto da qualche parte che al Poggio vive una coppia di giovani ragazzi, quindi potrebbe essere anche la loro, visto che fino là, la strada non ci arriva.

Salendo sui ciottoli che compongono una specie di scaletta, ecco il resto del paese: alle case in pietra se ne affiancano altre più recenti, ma tutte abbandonate: le porte sono bloccate con dei rudimentali assi in legno e le finestre, dove non sono rotte, sono coperte dall'interno con fogli di carta bianca. La viuzza si fa più stretta e passa tra le case, creando alcuni caratteristici vicoli delimitati dai muretti in pietra. Le stalle e le cantine, al piano terreno, sono aperte e la mia attenzione viene attirata dalla nicchia per una madonnina aperta e, tristemente, vuota, con i pezzi di legno che ciondolano dal muro. Una madonnina, con il bambino in braccio, rimane invece ben chiusa nella sua nicchia poco sopra al portone della chiesa, al di sotto del campanile a vela.

Stiamo perdendo troppo tempo, siamo venuti qui non per visitare Case Vecchie, ma un piccolo borgo abbandonato che dovrebbe trovarsi qui vicino: Costapianella. Dalla chiesa di San Rocco, basta voltare lo sguardo a sinistra ed ecco una fila di costruzioni che a malapena si intravedono tra gli alberi spogli, lungo un ripido versante del Monte Penzo: è là che dobbiamo andare e così, anche se un po' a malincuore, terminiamo la nostra visita di Carsegli per tornare in auto e scendere di nuovo al bivio per Pentema, dove ho letto che - poco distante - dovrebbe partire uno dei tanti sentieri per Costapianella. Bisogna proseguire un po' oltre il bivio in direzione di Pentema, ma oltrepassati numerosi versanti, finalmente, ecco sulla sinistra, nei pressi di uno slargo, l'indicazione gialla del Parco Antola per Costapianella e per Carsi. Lasciamo qua l'auto, ora si comincia a camminare.

Appena qualche tornante per salire rapidamente di quota, poi la salita prosegue tutta in direzione del paese abbandonato, regalando alcune splendide viste sulla val Pentemina tra la fitta vegetazione. Oltrepassato un tratto dove alcune rocce costeggiano il sentiero, ecco alcuni muretti a secco, poi, all'improvviso, un qualcosa di bianco compare in fondo al sentiero: è la facciata della chiesa di San Rocco, segnale dell'arrivo a Costapianella (740 mt.).

Prendete il borgo abbandonato di Cassissa - visitato qualche tempo fa e raccontato qui - e capovolgetelo: benvenuti a Costapianella. Lo schema che veniva seguito nella costruzione di questi villaggi era praticamente lo stesso, con le case disposte lungo il versante della montagna precedute - oppure succedute - da un oratorio.

A Costapianella, la chiesa è al fondo del paese ed è la prima costruzione che si incontra salendo dal fondovalle. L'oratorio, dedicato a San Rocco, ha la facciata bianca dominata da un campanile a vela - all'interno del quale è ospitata una campanella - sormontato da una croce in ferro; il portone, di un verde scuro, chiuso, è riparato da una tettoia con le tegole e accanto ad esso, da una finestrella coperta da una grata, è possibile ammirarne l'interno, curato come si può vedere dalla bella tovaglia in pizzo disposta sull'altare, poco sotto la statua di San Rocco, contornata da fiori colorati. 

Davanti alla chiesa un muretto in pietra su cui ci si poteva - e ci si può ancora - sedere, sul lato opposto la canonica. Uno dei pochi posti non in pendenza (e mi rendo conto sia un controsenso...) di Costapianella è il piccolo prato davanti alla chiesa: poco oltre, una collinetta erbosa da cui è possibile ammirare uno splendido panorama sulla val Pentemina e, voltandosi, si possono vedere le prime case di Costapianella comparire dietro all'oratorio. E allora, che la visita abbia inizio.

Il sentiero passa accanto all'oratorio di San Rocco e ad un lavatoio, oltre il quale si sale in corrispondenza delle prime abitazioni: le porte e le finestre sono aperte, all'interno scale in legno, tavoli, sedie e bottiglie. Davanti alle porte delle case, il caratteristico anello al quale si attaccavano le bestie. Alcune case sono intonacate, altre in pietra, quasi tutte hanno ancora il numero civico in bella vista accanto all'ingresso, seppure un po' sbiadito. In alcune fanno la loro comparsa anche le tegole "marsigliesi": da alcuni segnali si evince che il paese non è così "vecchio" come altri borghi fantasma che ho visitato.

Oltre la prima casa, il sentiero prosegue passando in mezzo ad altre due costruzioni, una delle quali - quella sulla sinistra del sentiero - appare più recente, mentre l'altra è una vecchia casa in pietra. Scendiamo dal sentiero per mettere il naso dentro alla più recente tra le due case, che appare chiaramente pericolante e notiamo che poco distante parte un sentiero laterale che, ad occhio, sembra condurre a Cognole, uno dei cinque rioni di Carsegli: la mulattiera però appare in cattivo stato di conservazione, invasa dai rovi e franata in alcuni punti. 

Sul lato della casa più recente, una porta in legno aperta per metà, su cui qualcuno ha scritto chiaramente di "non entrare": all'interno delle scale - anch'esse in legno - ormai completamente distrutte e sul lato, la sagoma di una porta conduce ad una stanza della quale si può ancora ammirare un bel pavimento a mosaico che sembra anche piuttosto recente. Non entro, quelle scale non reggerebbero una sola mia scarpa.

Passiamo oltre e giungiamo in un piccolo spiazzo invaso dai rovi, dove si può vedere ancora una vecchia teleferica, indispensabile in questi luoghi così scomodi ed isolati. Più avanti, il sentiero si fa più stretto e permette di vedere, davanti a noi, altri ruderi, altri muretti crollati invasi dai rovi. Però, guardando bene...dei ponteggi?!

Ci avviciniamo per controllare: a Costapianella c'è una casa con i ponteggi montati sulla facciata! Si tratta di una vecchia casa, che si caratterizza per alcuni pregevoli archetti in pietra, che nella parte centrale sembra sia stata ristrutturata, come si può vedere anche dal materiale che è stato ammassato al di sotto di un portico. La domanda però è: quando è stata ristrutturata? Dà quasi l'idea di essere un'operazione iniziata e poi...abbandonata a metà. Ma non possiamo saperlo.

Di fronte a questa lunga costruzione, che ha davanti anche un bel prato, un'altra casa semi-crollata, dinnanzi alla quale transita il sentiero, che giunge così nei pressi di un lavatoio colmo d'acqua che riporta la data 1926: oltre il lavatoio, il sentiero si insinua tra due case, in una strettoia dove sono ammassate a terra grandi pietre derivanti dal crollo di qualche costruzione. 

Non mi va di passare lì in mezzo, non vorrei mi arrivasse in testa qualcosa: prima del lavatoio svolto così a sinistra, trovandomi costretto, per una seconda volta, a rimanere stupito. Il sentiero passa davanti a due case invase dagli alberi, una ormai quasi totalmente crollata, l'altra molto ma molto pericolante ed esattamente accanto a questo rudere, una casa ancora piuttosto ben conservata, con una panchina di fronte, un bell'archetto di mattoncini accanto alla porta, protetta dalle inferriate al pari delle finestre, le tendine ai vetri e addirittura un lampioncino in alto. Sembra l'unica casa del paese ancora saltuariamente abitata, come dimostrano i grossi lucchetti che chiudono le inferriate: peccato solo che si trovi accanto ad una alta facciata ormai prossima al crollo che rischia di coinvolgerla con il suo...sbriciolamento. 

Accanto a questa casa, il sentierino si fa stretto - è un angolo molto suggestivo del paese, che merita di essere visitato e fotografato - e prosegue in salita in mezzo alle abitazioni, conducendo in un piccolo spiazzo erboso di fronte ad una casa che presenta la facciata arrotondata alla pari delle abitazioni di Reneuzzi. Una branda fuoriesce da una cantina, mentre accanto alcune porte verdi in legno sono chiuse con un lucchetto e una grossa catena. All'interno di una porta aperta, delle vecchie scale in legno conducono al piano superiore.

Da questo angolo di paese si ha una bella vista sul Poggio e su Case Vecchie, due dei cinque rioni di Carsegli. Giunti qui è difficile individuare la prosecuzione del sentiero, che sembra portarsi sulla sinistra, in direzione di Cognole, ma è invaso dalla vegetazione. Scendiamo così sul fianco di una costruzione in pietra per riprendere il sentiero che prima avevamo abbandonato - poco prima della strettoia - e arriviamo nei pressi di altre costruzioni abbandonate, una delle quali mantiene in piedi solo le pareti laterali e il tetto, consentendo di vedere attraverso le sue mura il panorama dell'intera valle, scena di una tristezza infinita.

Costapianella è terminato e devo dire che è stato sicuramente uno dei paesi abbandonati più grandi che ho visitato: le abitazioni non sono proprio poche e avendo più tempo a disposizione potrebbe essere visitato con ancora più calma. Non mi piace però scoprire tutto alla prima visita e così, quando crediamo che il tempo trascorso tra questi ruderi sia sufficiente, decidiamo di andarcene. 

Il sentiero è di difficile individuazione, ma ci sembra di notare una traccia che sale nel bosco, in mezzo a rovi e spine. La seguiamo e, in breve, ci conduce su di un sentiero molto più evidente, che superate alcune grosse rocce sale attraverso stretti tornanti all'interno del bosco, incontrando di tanto in tanto grossi muretti in pietra e regalando piacevoli viste sulla vallata. Ecco di fronte a noi la cima del Monte Liprando, la montagna che ospita alle sue pendici il borgo di Carsegli, che si vede indistintamente in almeno tre dei suoi cinque rioni. La salita si fa sempre più ripida e nella seconda parte diventa anche particolarmente difficoltosa, a causa di alcuni tratti di sentiero franati e, in generale, sembra non condurre mai a destinazione. La percorriamo convinti perché - come ricordatoci dalla segnalazione del Parco Antola ad inizio percorso - dovrebbe condurre a Carsi, che però, da quel che ricordo, dovrebbe essere in val Brevenna, la vallata oltre il crinale: la giornata rischia di diventare troppo lunga e non so se riusciremo a portare a termine la nostra escursione.

Dopo una lunga e faticosa salita, eccoci in prossimità della linea di crinale, dove incontriamo un cartello rosso che indica il sentiero per Costapianella, quello da cui siamo arrivati. 

Di fronte a noi, passa un sentiero ampio e ben segnalato, che però non sappiamo dove conduca: sarà quello per Carsi? E soprattutto, Carsi sarà a destra o a sinistra? Affidandoci al caso e alle più basilari conoscenze di orientamento, decidiamo di proseguire verso sinistra, in direzione del Monte Liprando ed infatti, poco dopo, ecco comparire i tetti della borgata di Carsi al di sotto del sentiero, tra gli alberi. Sembrano ancora abbastanza distanti e probabilmente, per oggi, sarà meglio non andare oltre. Cerchiamo però un posto dove sederci un attimo e mangiare qualcosa.

Poco più avanti, in direzione del Liprando, il bosco termina e lascia spazio ad una splendida sella da cui si può ammirare un panorama sulla val Pentemina da lasciare letteralmente sbalorditi: siamo giunti finalmente alla Sella di Gherfo, un passo tra la val Brevenna e la val Pentemina nei pressi dell'incrocio tra il sentiero per Carsi e quello per il Monte Liprando. Davanti a noi alcune grosse rocce: ci sediamo per sbranare un panino con la poca forza che ci è rimasta, non prima di aver scattato qualche foto da questo splendido punto panoramico. Costapianella, là in basso, è ormai lontanissimo e i tetti sono piccoli e in fila indiana sembrano dirigersi verso il fondo della valle, in mezzo al nulla. Di fronte a noi, le frazioni di Scabbiabella e Fallarosa aggrappate in cima all'appennino ligure. Sul lato opposto, nonostante ci siano molti alberi ad impedire un'altrettanto piacevole visuale, si può intuire la bellezza della val Brevenna, un'altra aspra vallata appenninica che origina ai piedi del Monte Antola e che racchiude alcuni meravigliosi borghi di montagna, alcuni ormai disabitati.

Mentre siamo accovacciati sulla roccia, sotto il caldo sole di aprile, un rumore di campanelle sempre più insistente ci costringe a voltarci in direzione del sentiero, da cui sbuca dopo pochi istanti un nutrito gregge di caprette che in men che non si dica ci circondano, costringendoci a scacciarle poco più distanti per avere un minimo di tranquillità. Si posizionano così poco più avanti, in direzione del Monte Liprando, e lì rimangono a brucare erba finché non decidiamo di andarcene: potrebbero essere gli animali del contadino di Cognole, mi viene da pensare.

Un'ultimo sguardo al fanstastico panorama della selvaggia vallata, poi ci rimettiamo in marcia percorrendo a ritroso la linea di crinale tra val Brevenna e val Pentemina, fino al bivio per Costapianella. Cerchiamo un punto dove la visuale non sia ostruita dagli alberi e ci fermiamo a guardare i paesini della val Brevenna: detto di Carsi, proprio sotto di noi, si possono vedere anche Tonno e Casareggio, i paesi ai piedi del Monte Buio - "la capanna di Tonno", ricordate? - poi Chiappa e Cerviasca, in direzione del Monte Antola e Porcile spostandosi verso il confine con la val Vobbia. La val Brevenna, così come la val Pentemina, possono essere due grandi mondi da scoprire - parlo per me personalmente - attraverso i sentieri: credo proprio che tornerò da queste parti. â€‹Se la salita da Costapianella al Gherfo sembrava lunga e infinita, la discesa passa quasi senza accorgersene e in men che non si dica siamo di nuovo in vista dei tetti del paese fantasma, dove arriviamo seguendo - nel tratto finale - un sentierino diverso da quello dell'andata. Scatto ancora qualche foto, poi ci voltiamo a guardare la sella del Gherfo, ormai lontana, ma dove ancora ci sono le capre a brucare l'erba.

Ripassando tra i vicoli di Costapianella, dedico qualche scatto ad alcuni piccoli dettagli che in precedenza mi ero perso, fino a giungere nel praticello davanti alla chiesa di San Rocco, dove scatto un'ultima foto al selvaggio panorama della val Pentemina. In 15 minuti siamo sull'asfalto, all'auto, dove saliamo soddisfatti ma ancora vogliosi di scoprire qualcosa di nuovo. "Che dici, torniamo da Torriglia?" "Aggiudicato!"

Senza così svoltare e tornare da dove siamo venuti, ovvero Montoggio, proseguiamo sulla stretta stradina, sempre asfaltata solo a tratti ed incontriamo altre frazioni a mano a mano che ci addentriamo nella valle: Serre di Pentema, Tinello e Pezza. Sembrano tutte addormentate: persiane chiuse, a dir tanto una macchina in ogni frazione e non sempre.

Dopo Pezza, in un tratto di sterrato, due uomini con un trattore stanno caricando della legna, fermi in mezzo alla strada, che occupano tutta. Dobbiamo aspettare dieci minuti che finiscano, probabilmente non si aspettavano il passaggio di una macchina. E come loro anche poco dopo, quando arriviamo a Pentema, dove 5-6 persone sono sedute con le sedie in mezzo alla strada e i bambini per terra a giocare. Quando vedono arrivare l'auto, ci guardano come se stessimo passando con l'auto nel cortile di casa loro e non sulla strada: si alzano, lentamente, lasciandoci passare.

Sembra di essere tornati indietro di sessant'anni, mi piace.​

Pentema è il paese più grande della val Pentemina, che domina dalla sua fantastica posizione panoramica: se ne apprezza la grandezza solo dopo averlo attraversato, una volta che si è risaliti sulla strada in direzione di Torriglia. E' infatti da qui che si può ammirare Pentema, con al centro la chiesa ottocentesca dedicata a San Pietro apostolo, adagiato sul versante della montagna con l'intera val Pentemina e i suoi piccoli borghi sullo sfondo.

Ci fermiamo perché devo assolutamente scattare una foto: è un panorama veramente meraviglioso.

Pentema è famoso per il suo presepe, che tutti gli anni, in inverno, ricostruisce accuratamente le ambientazioni e i mestieri dell'epoca attraverso manichini a grandezza naturale posizionati nei punti del paese dove effettivamente, tali personaggi, hanno vissuto il loro quotidiano. 

Ci lasciamo Pentema alle spalle: so che in questa valle ci sono altri paesi abbandonati, mi piacerebbe visitarli ma non so se ci riuscirò. Per ora, superato il bivio per Buoni di Pentema, proseguiamo verso Donetta, il paese dove si giunge con una strada sempre stretta ma, senza dubbio, migliore. Al bivio per Torriglia teniamo la sinistra, risalendo verso la val Brugneto che raggiungiamo dopo una galleria. Ecco le acque del lago, quante volte sono stato qui per fare il sentiero ad anello che lo costeggia! Ora gli ambienti ritornano familiari e torniamo verso Caldirola con la stanchezza ed il sorriso disegnati in volto: è stata una giornata di quelle che non si dimenticano facilmente.

A un passo dalla vetta
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