PERSI-GRONDONA E RITORNO. PASSANDO PER SEZZELLA, LEMMI E MONTEGGIO
Lungo itinerario ad anello tra le valli Borbera e Spinti, alternando sentiero ed asfalto e toccando numerosi villaggi
PARTENZA E ARRIVO: Persi (mt. 310)
TAPPE INTERMEDIE: Cerreto Ratti (mt. 313), Bivio Sent. 273/275 (mt. 430), Sezzella (mt. 434), Grondona (mt. 327), Sasso Inferiore e Superiore (mt. 520), Lemmi (mt. 666), Monteggio (mt. 610)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: poco meno di 17 km
TEMPO DI PERCORRENZA: poco meno di 5 ore
SEGNAVIA: bianco-rosso 273, bianco-rosso 271
Ultimamente mi capita un po' troppo spesso di iniziare un'escursione con le idee ben chiare, ma di portarne poi a termine una completamente diversa, cambiando continuamente itinerario lungo la strada. E' strano per me, che ho sempre il vizio di pianificare tutto in anticipo, ma non è affatto un male perché ho scoperto che poi, alla fine, ne escono sempre degli itinerari molto interessanti. Volete un esempio?
Decido per una volta di abbandonare le alture della val Borbera per scendere più a valle: ho sentito parlare di un itinerario con partenza da Persi e arrivo a Grondona, non particolarmente impegnativo e secondo me adatto per una giornata invernale di sole come quella di oggi. Si, ci sarà un po' di fango, ma quello è niente.
Persi si trova alle porte di Borghetto Borbera, scendendo dall'alta valle. Meno male che mi ero informato bene, perché la partenza del sentiero non è semplice da trovare: appena entrato in paese, arrivando da Pertuso, un cartello bianco-rosso del CAI di Novi appeso a un segnale stradale mi indica di scendere sulla sinistra verso il fiume, che raggiungerò solo dopo essere sceso tra alcune strette stradine che si infilano tra le case. Parcheggio l'auto sul lato di un piccolo rio che si va a gettare poco distante nel Borbera, proprio dove si imbocca la passerella pedonale che permette di attraversare il fiume giungendo sull'altra sponda.
La passerella, costruita nel 1923, sarà proprio il tratto iniziale del mio itinerario: dopo essermi preparato a dovere, con la giacca infilata nello zaino per il clima quasi primaverile, saluto un anziano che scende dalla passerella e la imbocco in senso contrario, alla volta di Cerreto Ratti, il piccolo paese che mi attende dall'altra parte del fiume.
Camminare sopra al fiume, esperienza alquanto insolita. Infilo la macchina fotografica nelle fessure della passerella e scatto foto nelle due direzioni: guardando verso l'alta valle si può vedere l'imbocco delle famigerate Strette di Pertuso, mentre sul lato opposto ecco i tetti delle case di Castel Ratti e il Borbera farsi più ampio e scorrere fino all'abitato di Borghetto. Sullo sfondo, il Santuario di Monte Spineto. Non è affatto breve attraversare l'intero letto del fiume! Giunto, finalmente, sulla sponda opposta, mi volto a fotografare l'abitato di Persi, da cui poco fa sono partito: ci rivediamo stasera.
L'arrivo a Cerreto Ratti, non è dei migliori: c'è infatti il cimitero ad accogliermi, poco dopo essere sbucato sull'asfalto. Le case sono poco distanti e le raggiungo in pochi istanti, con i cani che abbaiano furiosamente al mio arrivo e il campanile della chiesa che sbuca oltre i tetti. Sui muri, Madonne e immagini sacre. Percorro la via centrale del paese - via Grondona - passando tra due ali di case e proseguo sulla strada asfaltata che conduce a Liveto e Castel Ratti, salvo poi, alla prima curva oltre il paese, seguire le segnalazioni su di un palo della luce che mi invitano a proseguire diritto sull'erba, attraversando un terreno e scendendo alla volta di un piccolo rio. In breve, riesco a farmi un'idea di quello che mi aspetterà: fango, fango e fango.
Le incessanti piogge di questo periodo hanno ridotto il sentiero in condizioni pessime, ma consapevole del rischio, proseguo senza farci troppo caso. Dopo una ripida salita, arrivo nei pressi di una conca circondata di montagne di argilla arenaria, dove trovo una seconda, e meno gradita, sorpresa: una frana ha spazzato via tutto il sentiero. Ma non un pezzetto eh, proprio tutto. D'istinto, il primo pensiero è: torno indietro. Poi mi guardo attorno e provo a cercare un percorso alternativo: sotto al sentiero passare non si può, assolutamente, ma sopra è comunque possibile crearsi un passaggio, così risalgo il versante e aggiro la frana dall'alto, per poi ridiscendere più avanti, dove incrocio il sentiero che, nel frattempo, aveva ripreso a salire.
Dopo un'altra ripida salita all'interno di una gola scavata tra due montagne, eccomi al bivio tra i sentieri 273 e 275, una specie di grande incrocio stradale dove si vedono sentieri ovunque ci si volti. Il cartello, posizionato nei pressi di una grande pietra, indica dritta davanti a me la prosecuzione del sentiero 273, mentre il 275, proveniente da Roccaforte, continua in direzione opposta portando, in poco più di 3 ore, a Vignole Borbera. Proseguo sul 273, in leggero falsopiano, passando vicino ad un boschetto dove un luccichio in lontananza attira la mia attenzione: mi avvicino abbandonando il sentiero e scopro una lapide sotto agli alberi, sormontata da una croce e da una picozza.
Torno sul sentiero e dopo un'altra salita infangata, eccomi sulla linea di crinale, da cui finalmente si apre una bella vista sulle montagne che circondano Grondona, meta della mia escursione. Il sentiero, da qui in poi, si fa strada sterrata e non sono pochi i segni di pneumatici dei fuoristrada che sono passati da queste parti. Camminando in piano e, a tratti, in leggera discesa, supero una piccola capanna in legno e mi fermo in un punto panoramico dove decido di estrarre dallo zaino lo zoom per immortalare il Santuario di Monte Spineto e il Santuario della Madonna della Neve di Cà del Bello, ma non solo, perché più in lontananza distinguo benissimo il Forte di Gavi.
A mano a mano che scendo sul sentiero, vedo spuntare davanti a me la piramide del Tobbio con la cima ancora leggermente imbiancata e, in breve, quando giungo nei pressi dell'abitato di Sezzella, la montagna è esattamente alle spalle delle case, con la sua chiesetta in cima. Di Sezzella non avevo mai sentito parlare prima d'ora: è un minuscolo villaggio sul crinale della montagna, dove regna il silenzio e, in tutto, ci saranno tre o quattro finestre aperte. Il sentiero mi conduce in una piccola piazzetta di fronte ad un oratorio in tutto e per tutto simile a quello di Cassissa, oppure di Monteggio (eccezion fatta per la facciata bianca, in questo caso).
Qualche foto alle case, poi dalla piazzetta proseguo in discesa portandomi negli ampi terreni che si trovano al di sotto del paese. Il sentiero taglia i campi e, pur non essendo ottimamente segnalato in questo tratto, è comunque evidente e si addentra in piano all'interno di un bosco, per poi arrivare in un bel punto panoramico da cui si gode di una bella vista su Arquata Scrivia e sull'abitato di Sezzella che mi sono poco fa lasciato alle spalle e che sembra - da qui - decisamente più grande di come l'avevo immaginato.
Ancora una leggera salitella ed eccomi in vista della Torre di Grondona, sicuramente uno dei punti più caratteristici dell'intera escursione. La storia della Torre la potete leggere qui, ma qui voglio solo ricordare che nel 2012 venne spostata più a monte di 150 metri rispetto alla posizione originaria perché era costruita su di un versante a rischio frane: infatti, la Torre è quello che rimane del Castello dei Fieschi, costruito nel tardo medioevo e franato su Grondona nel 1934, causando dieci morti.
Dalla Torre, circondata da un bello steccato che sovrasta il versante ora rimesso in sicurezza, si ha una splendida vista sulla valle Spinti, con il torrente che scende dalle gole dell'alta valle e scorre accanto al paese. Il panorama spazia da est a ovest, dalle frazioni di Sasso inferiore e superiore fino ad Arquata, al Santuario di Monte Spineto e, alle sue spalle, al Monte Rosa, al Monviso e alle ultime case di Sezzella, da qui ancora visibili. La Torre è il luogo ideale per scattare foto: sia all'esterno che all'interno, perché salendo pochi scalini, nella Torre si può anche entrare e, sedendosi sulla seggiola ospitata all'interno, ammirare il panorama da un'insolita finestrella.
Sono passate le 13 da poco più di dieci minuti e sto per arrivare a Grondona, ma mi viene un dubbio: che fare per il ritorno? Se da qui scendo a Grondona, che non è distante, ma che si trova ai piedi di una ripidissima discesa, la salita del ritorno mi spaccherà le gambe. Tanto vale guardare Grondona da qui e tornare indietro. E poi tutto quel fango sul sentiero...la frana...percorsi alternativi non ce ne sono?
Decido di scendere verso il paese e intanto comincio a pensare. I tetti delle case si fanno sempre più vicini e anche la chiesa con la sua bella facciata rosa. Arrivo in fondo alla stradina e sbuco sulla provinciale, dove una ragazza sta leggendo un libro seduta sul muretto. La saluto e mi incammino in direzione dell'alta valle, ho deciso: tornerò a Persi concludendo un ampio anello passando per Lemmi e Monteggio. Sono matto, lo so, ma spero di tornare prima che faccia buio.
Attraverso Grondona camminando sull'asfalto, accanto alle case con i camini che fumano. Nei pressi della strada che entra all'interno del paese, ecco vicino al rio le indicazioni del sentiero numero 271, quello che in due ore e un quarto conduce a Lemmi. Continuo sull'asfalto e poco dopo, al bivio Lemmi-Roccaforte, tengo la sinistra, camminando sul lato del ruscello. Vedo su un palo della luce un'ultima segnalazione con il numero 271, poi basta. Mah.
Terminata la piana, la strada comincia a salire attraverso numerosi tornanti, permettendo di vedere, alle spalle, la Torre che domina Grondona, eppure di segnalazioni nemmeno l'ombra. Non so perché, ma ho come l'impressione di essermi perso qualcosa al palo della luce dove ho visto l'ultima segnalazione: quel qualcosa si chiama sentiero.
Vabè, poco male, c'è l'asfalto, non c'è fango...potrebbe andar peggio! Ecco comparire in lontananza le due minuscole frazioni che compongono Sasso: Sasso inferiore e Sasso superiore. Alcuni grandi fabbricati ormai in rovina preannunciano l'arrivo alla prima delle due piccole frazioni, che non ha nulla di memorabile da offrire, se non una vista, più ravvicinata, della chiesa che si nota fin dal fondovalle per la sua imponente facciata. Sembra quasi fuori luogo, una chiesa così, in mezzo a due frazioncine del genere: è la chiesa di Sant'Andrea (sec. XVI).
Risalgo un pendio per scattare qualche foto ravvicinata alla chiesa, davvero molto particolare, con la solenne facciata che ospita quattro statue e, al centro, una croce, preceduta da un ampio sagrato. Dite quello che volete, ma il bello di camminare è anche poter scoprire tutti questi piccoli villaggi che, a modo loro, hanno sempre qualcosa di insolito e particolare da offrire. Non perdo ulteriore tempo a visitare la chiesa perché purtroppo si è fatto tardi, sono ormai le 15, così torno sull'asfalto per raggiungere, dopo pochi metri, l'altra "metà" della frazione di Sasso: Sasso superiore, o Sasso di sopra, borgo sorprendente.
A Sasso di sopra mi accoglie un cartello in legno con la scritta nome della frazione e, al centro del paese, tante sagome di animali in legno, appoggiate ai muri, sui prati e un po' ovunque, rendendolo un villaggio tra i più caratteristici che ho visitato. Tutte le sagome richiamano il rapporto tra uomo e animali e non si può non fermarsi ad ammirarle. Ma Sasso di sopra non è solo questo: lungo la strada che conduce a Cà di Lemmi (che avrei raggiunto se solo...non mi fossi perso il sentiero!) si trovano le famose corti in pietra di Sasso, brevemente descritte in un pannello informativo posto all'imbocco della strada. Io, a questo punto, proseguo sull'asfalto, evitando la deviazione per Cà di Lemmi, incontrando, pochi metri dopo le sagome degli animali, un tronco che ospita all'interno la "Madonna del cammino" e un altro che, probabilmente, qualche mese prima deve aver ospitato un caratteristico presepe. Più avanti, numerose bacheche descrivono la flora e la fauna di questo angolo di appennino, poco prima della stradina che conduce alla chiesa di Sant'Andrea. La vista, da qui sopra, è meravigliosa, con la Torre di Grondona che si erge davanti al panorama di Arquata Scrivia. Poco più avanti, una specie di trespolo in legno su cui è stato scolpito un gufo. Chi l'avrebbe detto che Sasso superiore mi avrebbe offerto tutte queste curiosità?
Oltre il paese, la strada sale attraverso alcuni tornanti, per poi inerpicarsi più ripidamente lungo il versante della montagna. Mi volto alle spalle per godermi l'ultimo splendido panorama sull'intera valle Spinti, poi aggiro la montagna e giungo in prossimità di una cappelletta posta lungo la strada, da cui si gode di una bella vista sull'abitato di Lemmi, che mi attende sulla linea di crinale, preceduto dalla chiesa con il suo campanile arancione. Negli anni del secondo conflitto mondiale, Lemmi fu sede di un distaccamento partigiano composto in larga parte da stranieri. Ora le cose sono molto diverse, fortunatamente e alcune persone passeggiano lungo la strada, godendosi il bel sole di questa splendida giornata.
Senza entrare in paese, prendo la stradina asfaltata (..si fa per dire..) sulla sinistra, alla volta di Monteggio, che compare su di un cocuzzolo dopo una curva della strada. L'ultima volta che ero stato qui, lo scorso autunno, la nebbia mi aveva impedito di vedere il paese finché non ci ero arrivato: oggi le cose sono diverse e, quando arrivo ai piedi del mucchietto di case, posso finalmente fermarmi nell'ampio terreno da cui si può ammirare una vista privilegiata sul borgo abbandonato di Rivarossa, sul Bricco de l'Ovu e sulla Croce degli Alpini, con il Giarolo alle loro spalle.
Di Monteggio ho già parlato. E' effettivamente un paese abbandonato nei mesi invernali e oggi ne ho avuto la conferma, con le case tutte chiuse e un silenzio quasi irreale, rotto soltanto dal rumore delle auto che percorrevano la provinciale della val Borbera. Raggiungo le case e, voltandomi, scopro che da qui si ha anche una bella vista di Lemmi; poi mi avvicino all'Oratorio e, finalmente, riesco ad affacciarmi sulle strette di Pertuso, ammirando la splendida vista sulle gole del Borbera che si può vedere da qui sopra. Mi porto davanti alla chiesetta, con la sua bella facciata in pietra e fotografo il panorama davanti a me, che si estende fino a Persi e Borghetto: sembra un altro mondo, senza quella nebbia! Un rapido zoom sui ruderi di Rivarossa e sul Monte Rosa che fa capolino dietro al Monte Ronzone, che domina Garbagna con le sue antenne, poi mi rimetto in marcia: ho fatto prima del previsto, scegliendo (senza volerlo) l'asfalto, risparmiando circa 45 minuti rispetto al sentiero 271 che mi avrebbe portato a Lemmi passando da Cà di Lemmi. E che, non dimentichiamolo, mi avrebbe fatto perdere la vista dello splendido borgo di Sasso superiore.
Raggiungo la stradina asfaltata che scende alla volta di Borghetto e scopro che, c'è ancora qualche casetta a comporre l'abitato (disabitato..) di Monteggio. Terminate anche le case, la strada comincia a scendere con stretti tornanti, affacciandosi sulle strette di Pertuso. E' minuscola, ci passa a malapena una macchina, ma cammino al centro occupandola tutta perché intanto, oggi, da queste parti non vola una mosca. Inizio ad essere stanco, cammino ormai da quattro ore e mezza abbondanti e tutto questo asfalto, con gli scarponi, un pochino si fa sentire.
Fortuna che poco dopo, compaiono sotto di me i tetti delle case di Cerreto Ratti, dove ero passato questa mattina. Il sole si nasconde dietro ai profili delle case, iniziando a scendere. I cani, a differenza di questa mattina, non si accorgono di me e la mia presenza nel paese passa del tutto inosservata: raggiungo così la passerella sul Borbera, mentre Persi, davanti a me, è illuminato dall'ultimo sole. Mi fermo a metà passerella per fotografare lo splendido tramonto dal letto del Borbera, godendomi la splendida luce del tardo pomeriggio. Che spettacolo!
Sono stanco, ma contento. La camminata di oggi mi ha soddisfatto perché ho visto davvero tante cose nuove, tanti posti che non conoscevo e che meritavano proprio di essere visitati. Tolgo gli scarponi appoggiandomi al paraurti della macchina e guardo l'ora: quasi cinque ore di camminata, direi che non c'è male.
E pensare che questa mattina, quando sono partito, avevo deciso di fare "un itinerario con partenza a Persi e arrivo a Grondona, non troppo impegnativo"....
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