Camminando in val Nure/2:
DA PRATO GRANDE AL LAGO BINO E RITORNO ALLO ZOVALLO
Seconda parte dell'escursione in alta val Nure, alla scoperta delle torbiere di Pratomollo e del Lago Bino
PARTENZA: Prato Grande, Baita M.te Ragola (mt. 1440)
ARRIVO: Passo dello Zovallo (mt. 1491)
TAPPE INTERMEDIE: Pratomollo, Lago Bino (mt. 1308)
LUNGHEZZA ITINERARIO: oltre 18 km (anello completo-tappa 1+2)
TEMPO DI PERCORRENZA: circa 6 ore 20 min. (anello completo-tappa 1+2)
SEGNAVIA: 021; 033; 035
Nonostante nuvoloni carichi si addensino alle spalle della sella tra i Monti Ragola e Ragolino, decidiamo di continuare la nostra escursione: ora che siamo arrivati fino qui, ci diciamo, vale la pena rischiare un po'. Così prendiamo l'evidente traccia che passa accanto al Rifugio Monte Ragola e la seguiamo in leggera salita: ci siamo innestati sul sentiero 021 e dai cartelli posizionati accanto alla baita, il Lago Bino, la nostra prossima mèta, è segnata a 40 minuti di cammino.
A dirla tutta, la nostra idea è anche più audace: raggiungere il Lago Bino e, da qui, prendere il sentiero per Cassimoreno raggiungendo la Cascata dell'Aquila. Ma cominciamo a fare un passo alla volta...
Il sentiero, in realtà è un'ampia strada inghiaiata, che corre ai margini di Prato Grande regalando belle viste sulla dorsale del Ragola e che passa ai piedi di un caratteristico rilievo, il Poggio dell'Orlo. Quando la strada prende a scendere, svolta rapidamente prima a destra poi a sinistra, insinuandosi all'interno di un colletto dove l'accesso è sbarrato da un cancello.
Lo superiamo sul lato, non potendo fare a meno di fermarci ad ammirare lo splendido spettacolo offerto dal cielo, che in pochi minuti si è completamente rasserenato ricoprendosi di soffici nuvole bianche. Proseguiamo ora sulla strada carrabile in discesa arrivando, poco dopo, a costeggiare un'enorme distesa prativa, che si trova esattamente alle spalle dell'antico bacino lacustre di Prato Grande e che scopriamo essere Pratomollo, anch'esso un tempo invaso dall'acqua e oggi divenuto torbiera.
E' una zona davvero suggestiva, che diventa rapidamente uno splendido set fotografico per i nostri scatti, visti i fantastici colori accesi, ancora più accentuati dal blu intenso del cielo solcato dalle nuvole. Il percorso si fa pianeggiante e assolutamente piacevole e si incunea tra Pratomollo e il Roccone, un rilievo che si trova di fronte alla torbiera, per poi proseguire sul suo lato, dirigendosi in leggera discesa verso il Lago Bino.
La sagoma del lago si inizia ad intravedere mentre si percorre il sentiero, quando la si riconosce spuntare tra i rami degli alberi. Per raggiungerla, tuttavia, occorre abbandonare la sterrata principale, segnalata con lo 021 e diretta al Lago Moo (altro lago di origine glaciale) per prendere, nei pressi di un pannello informativo sull'itinerario delle torbiere, la deviazione a destra segnalata con lo 033.
Una stretta traccia di sentiero si infila tra gli alberi e raggiunge, in pochi minuti, il Lago Bino composto in realtà da due specchi d'acqua: il Lago Bino Minore, di dimensioni molto contenute poiché generato da una frana, e il Lago Bino Maggiore.
Il lago deve la sua origine ad un ghiacciaio presente sul Monte Ragola, che formò una conca allungata che, al suo ritiro, si riempì d'acqua generando un lago. Raggiunge un'estensione di 12000 metri quadrati ed è caratterizzato per il fatto di avere parte della superficie, spesso coperta di ninfea gialla: noi purtroppo abbiamo sbagliato periodo e dobbiamo goderci solo lo specchio d'acqua.
Scattiamo alcune immagini dalle sponde del lago, splendida ambientazione. Vediamo in lontananza una cartello con le segnalazioni del percorso e, quando lo raggiungiamo, ci accorgiamo che su di esso è stato affisso un foglio che indica la chiusura per frana del tratto del sentiero 033 tra Cassimoreno e il Lago Bino, proprio quello che volevamo percorrere per raggiungere la Cascata dell'Aquila. Non conoscendo la zona, decidiamo che non vale la pena rischiare e così lasciamo il Lago Bino per tornare all'intersezione con il sentiero 021: ora rimane da capire come vogliamo proseguire la nostra camminata, visto che il Lago Moo, segnalato a soli 40 minuti, è una tentazione forte. Ciò nonostante, si è fatto tardi visto che siamo già nel primo pomeriggio e, oltre a doverci ancora fermare per mangiare qualcosa, dobbiamo anche tornare fino al Passo dello Zovallo.
Siamo dubbiosi e la scelta, una delle più combattute di sempre durante le nostre camminate, sarà quella di tornare verso lo Zovallo: raggiungendo il Lago Moo allungheremmo ancora di un'ora e mezza il percorso, rischiando di far notte sui sentieri.
Così riprendiamo il sentiero 021 in direzione contraria e, superate le torbiere di Pratomollo, in salita raggiungiamo il cancello che permette di svallare in direzione di Prato Grande. Le viste, anche da qui, sono splendide e in lontananza la palla radar del Lesima ci mantiene in contatto visivo con la nostra terra.
L'imponente sagoma del Monte Ragola fa ora da sfondo al nostro cammino e, in questo splendido scenario, decidiamo di fermarci ai piedi della montagna, al Rifugio Monte Ragola, per mangiare qualcosa. Il rifugio è chiuso, come detto, e ci sediamo al sole, sulle panche in legno all'esterno per mettere qualcosa sotto i denti vista l'ora tarda.
Al termine, ripartiamo verso il Passo dello Zovallo, che ora raggiungeremo con il sentiero 035, quello basso che abbiamo evitato all'andata, quando invece avevamo optato per salire in vetta al Ragola. Attraversiamo la zona prativa antistante il rifugio camminando in direzione dei cartelli con le segnalazioni del percorso, che indicano un'ora e mezza di sentiero per la nostra destinazione.
Il sentiero si mantiene pianeggiante e seguendo una direzione un po' contorta, si sposta con decisione verso sud-ovest, quindi prende leggermente a scendere e sembra, per un attimo, allontanarsi dalle pendici del Ragola. In realtà, capiamo ben presto che questo tracciato così particolare è legato alla particolare conformazione del versante nord-ovest del Monte Ragola, dal quale si sono staccate numerose frane che hanno quasi obbligato ad aggirarle in questo modo. Il percorso, dopo essersi allontanato dalle pendici spoglie del Ragola, cambia improvvisamente direzione e prende a salire, conducendo proprio ai piedi di un canalone formatosi grazie allo scivolamento dei massi e dei detriti. Da qui, punto splendido da cui si può ammirare una visuale diversa del versante della montagna, si devia verso destra riprendendo a camminare in direzione del Passo dello Zovallo.
L'aggiramento dell'intera montagna è piuttosto lungo, come d'altra parte lo è stato spostarsi dall'anticima alla cima camminando sulla dorsale. Il sentiero passa proprio ai piedi del ripido versante di nord-ovest regalando splendidi scorci e attraversando ambientazioni davvero particolari, quindi prende a scendere nuovamente, tornando a regalare panorami sul Groppo di Pertuso e sull'alta val Nure. Dopo essere brevemente risaliti, eccoci all'intersezione con il sentiero 037, quello percorso in mattinata per la vetta del Ragola. Da qui, il ritorno al Passo dello Zovallo avviene sullo stesso sentiero percorso in mattinata, salvo qualche veloce incursione sul versante della Val Ceno per scattare qualche immagine del versante meridionale della montagna.
Nubi bianche si addensano alle spalle del Monte Nero e del Monte Bue, quasi implorando di essere fotografate. Siamo stanchi, ma gli ultimi metri in discesa verso il valico ci rilassano la mente e le gambe: meno male che non abbiamo deviato per il Lago Moo, perché avremmo probabilmente allungato troppo la camminata. E' stato uno splendido anello, che ci ha portato a conoscere un'altra suggestiva zona del nostro appennino. Chissà che l'anno prossimo non si riesca di nuovo a tornare e a percorrere qualche nuovo sentiero....