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L'anello delle Strette


Risalendo la Costa di Gavasa
Risalendo la Costa di Gavasa

Dettagli del percorso e traccia

Zona geografica: Basso Piemonte/Val Borbera

Località di partenza: Boscopiano (AL), mt. 342

Località di arrivo: Boscopiano (AL), mt. 342

Tappe intermedie: Costa di Gavasa, Bivio s. 207, Sella Monte Gavasa, Madonnina di Rivarossa, Loc. Baracche

Lunghezza percorso: 7,6 km circa

Tempo indicativo di percorrenza: 3,30 h. circa

Segnavia: 207a, 207, 208

Difficoltà: E

Traccia GPX


L'escursione

Passando con la macchina lungo la provinciale della val Borbera, mi è spesso capitato di vedere, nei pressi dell'area di Boscopiano, conosciuta soprattutto dai bagnanti e dai turisti della domenica, sulla parte opposta della strada una segnalazione di percorsi CAI. E' una segnalazione relativamente recente, nel senso che anche se forse il sentiero esisteva da tempo, solo ultimamente il CAI di Novi Ligure ha segnalato il percorso rendendolo fruibile a tutti gli escursionisti. Perché non provarlo?

Ecco allora che un sabato, assieme a Ilaria abbiamo deciso di provare a seguire il sentiero 207a vedendo fin dove ci avrebbe portato: nella peggiore delle ipotesi saremmo ridiscesi per la stessa via, nella migliore magari avremmo potuto realizzare uno dei nostri percorsi ad anello. Peccato solo per la giornata, assolutamente non fredda ma caratterizzata da una tremenda foschia che si è solo diradata lungo la seconda parte della nostra escursione, impedendoci di godere appieno dei panorami dal percorso. 

Alla partenza siamo un po' dubbiosi, perché è un sentiero che non conosciamo e temiamo possa rivelarsi poi meno affascinante di quanto prometta: la partenza infatti non è delle migliori, perché attraversata la strada tra una foschia così bassa da sembrar nebbia, prendiamo a seguire lo stretto sentierino che sale in un triste bosco, fino a raggiungere in pochi passi un tratto all'aperto, dove il sentiero sale sulla nuda puddinga lungo la sponda sinistra del vicino Rio Brotte. Dopo un primo tratto, piuttosto breve, di salita ripida ci voltiamo e vediamo, sul fondovalle da cui poco fa siamo partiti, la strada dall'alto che spunta tra la nebbia e il vicino fiume Borbera.

Il percorso alterna tratti aerei come quello descritto sopra a tratti nel bosco, come il successivo: il sentiero è segnato dai recenti fenomeni di gelicidio che hanno spezzato un'infinità di alberi e per superare questo tratto occorre zigzagare tra i tronchi entrando e uscendo dal percorso che, diversamente, sarebbe impraticabile. Fortunatamente, oltrepassato questo tratto, il sentiero migliora: svolta verso destra e con un altro tratto ripido raggiunge il crinale della Costa di Gavasa, che ora seguirà fino all'omonima sella. Saliamo tra alberelli e cespugli di timo, seguendo una traccia molto panoramica, se non ci fosse questa foschia: alla nostra sinistra, il panorama in direzione della bassa valle è nascosto dalla montagna di fronte a noi, ma sul lato opposto ecco spuntare inconfondibili i profili delle case di Rivarossa, uno dei paesi fantasma più famosi della val Borbera; voltandoci, possiamo invece ammirare la provinciale sempre più lontana. 

La salita si è fatta più piacevole, il percorso più dolce, fatta eccezione per qualche tratto più faticoso che permette, però, di guadagnare quota più velocemente: abbiamo sempre la sensazione di essere arrivati sulla cima perché la dorsale sembra terminare, salvo poi proseguire con un ulteriore, identico, crinale che separa dalla vetta del Gavasa. Insomma, bisogna rimboccarsi le maniche e continuare la salita. Se non altro, più saliamo, più i panorami si fanno spettacolari perché il sentiero offre viste su selvaggi valloni di puddinga che rapiscono l'attenzione: accade prima in direzione della valle del Rio Brotte, quindi sulla sinistra del percorso, e poco dopo sul lato opposto, dove uno strapiombante vallone di conglomerato ci separa dalle case del borgo di Rivarossa. Oltrepassato questo caratteristico tratto di crinale che costeggia lo strapiombo, ultimiamo la salita lungo la Costa di Gavasa salutando il tratto più aereo (e più spettacolare) e concedendoci un ultimo tratto tra gli alberi. Superata l'intersezione con una evidente strada, proseguiamo sulla piccola traccia che ci conduce al bivio con il prolungamento del sentiero 207 (per Molo Borbera e Persi, indicato a 2,15 h. di cammino): ignorata la deviazione a sinistra, saliamo utilizzando il sentiero 207 per l'ultimo breve tratto che ci separa dal crinale, dove incontriamo, in corrispondenza della Sella del Gavasa (mt. 864) la evidente sterrata segnalata col 208 che unisce la cantoniera della SP140 con il Monte Barillaro.

Anziché attraversare la strada e proseguire sul 207 fino alla vetta del Gavasa, visto che non abbiamo impiegato troppo tempo a salire fin qui, svoltiamo verso destra e seguiamo in discesa la sterrata verso Rivarossa. Il percorso è ben conosciuto e anche piacevole, finalmente, dopo tutta la salita che ci siamo sopportati fino ad ora. La foschia si sta pian piano dissolvendo, anche se continua a dare un po' di fastidio perché nasconde alla vista molti dei crinali dell'appennino: solo l'aspra Costa Camisola e la dorsale della Croce degli Alpini sono ben riconoscibili, chiaramente perché si tratta delle più vicine.

La Madonnina di Rivarossa (mt. 755) compare sullo sfondo e piano piano si fa conquistare: ci fermiamo qui per mangiare qualcosa, godendoci l'impareggiabile vista dall'alto sulle Strette del Borbera e qualche bella vista sulla parallela Costa di Gavasa che abbiamo utilizzato per realizzare la prima parte dell'anello. Dopo una veloce occhiata all'interno della chiesetta, scattiamo qualche foto e ripartiamo alla volta del borgo fantasma di Rivarossa (mt. 738), che raggiungiamo in pochi minuti: la terra rossa, quasi arancione, separa i ruderi disposti attorno ad un pianoro che sembra spuntato quasi per caso in mezzo a quelle montagne di puddinga. 

Qualche foto al borgo abbandonato (per oggi decidiamo di non entrare al bivacco) e riprendiamo a scendere sul sentiero 208, che dopo un primo tratto di ripida discesa panoramica verso la selvaggia valle del Rio Avi, curva improvvisamente a destra facendo ingresso nel bosco, dove scende con alcuni tornanti fino alla casa cantoniera della SP140, in località Baracche. Da qui, inizia la parte più pericolosa del percorso: no, non una ferrata, bensì la provinciale, che in un sabato di bel tempo si trasforma in una pista di automobilismo e bisogna stare attenti a non farsi schiacciare. 

Meno male che c'è il Borbera, sotto di noi, che scorre placido tra le aspre strette che ogni tanto ci fa allontanare dall'asfalto per permetterci di scattare qualche fotografia, accompagnandoci fino a Boscopiano per concludere il nostro inedito, e molto piacevole, percorso ad anello!


Photogallery



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A un passo dalla vetta
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