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Da Capanne di Carrega al Monte Carmo


Monte Carmo, la croce di vetta
Monte Carmo, la croce di vetta

Dettagli del percorso e traccia

Zona geografica: Basso Piemonte/Val Borbera

Località di partenza: Capanne di Carrega (AL), mt. 1367

Località di arrivo: Monte Carmo, mt. 1642

Tappe intermedie: -

Lunghezza percorso: 3,7 km circa (a+r)

Tempo indicativo di percorrenza: 1,45 h. circa (a+r)

Segnavia: 200

Difficoltà: E

Traccia GPX


L'escursione

Dopo quasi due mesi di sosta forzata a causa del brutto tempo, vedere una domenica con il sole ci è sembrato quasi un miraggio.

Ci eravamo così disabituati a camminare che è stata dura anche trovare idee per ripartire: qualcosa di corto, indubbiamente, perché siamo totalmente fuori allenamento. E poi, neve o non neve? Meglio scegliere la neve, perché dopo tutta la pioggia caduta, il fango nei boschi la fa da padrone e allora decidiamo di spostarci in alto, andando per esclusione. Chiappo, Cavalmurone e Legnà già fatti. Antola e Lesima fatti di recente, così come i monti della val Curone. E allora, vada per il Carmo, passando per il sentiero breve da Capanne di Carrega.

Non abbiamo idee di quanta neve ci sia ancora, per questo abbiamo con noi le ciaspole ma non sappiamo se dovremo utilizzarle: però, avvicinandoci alla partenza del sentiero, notiamo che la neve c'è e anche se sembra poca, lungo il sentiero gli accumuli sono importanti. Si rivelerà quindi corretta la nostra decisione di indossarle già dalla partenza.

Poco oltre, alla partenza del sentiero per l'Antola, un sacco di macchine ci fanno capire che la montagna dei genovesi è sicuramente destinazione più gettonata, noi però ci accontentiamo di un ben più modesto Carmo: parcheggiamo la macchina davanti all'agriturismo Capanne di Carrega, indossiamo le ciaspole e ci incamminiamo. La neve è dura, il sentierino battuto e si cammina che è una meraviglia, nonostante il cancello che si trova poco oltre la partenza, anziché da aprire, sia da scavalcare per l'importante accumulo.

La salita nel bosco è comoda e i numerosi strappetti, intervallati da qualche tratto pianeggiante, non sono poi così impegnativi anche per noi che siamo totalmente fuori forma. In poche decine di minuti raggiungiamo il bivio per l'Alfeo e lo ignoriamo, proseguendo verso il Carmo sul sentiero 200. Superiamo due camminatori che ci precedono e che avanzano a passo lento: sono senza ciaspole e li vediamo un po' in difficoltà, anche per la neve che in alcuni punti si fa più morbida e fatica a portarli.

Il sole è caldo, ma quando il sentiero si sposta verso oriente un'aria gelida taglia la faccia e obbliga a chiudere ben stretto il collo della giaccavento. Guadagnata l'uscita dal bosco, davanti a noi si pone l'alternativa tra la salita diretta al Carmo ovvero il suo aggiramento: nonostante un po' di voglia di proseguire fino alla cima del Poggio Rondino aggirando la vetta, alla fine optiamo per la salita diretta, ripida ma piuttosto veloce.

Così dopo innumerevoli soste fotografiche sulla val Boreca, che si apre gradualmente alla nostra destra, risaliamo in alcune decine di minuti il versante in parte spelacchiato dal vento, fino a raggiungere la vetta del Monte Carmo (mt. 1642), dove non troviamo nessuno ad attenderci. Con la vetta tutta per noi, scattiamo un po' di foto e monto lo zoom per avvicinare le cime più rappresentative del nostro appennino: il Lesima, l'Alfeo, il Ragola, il Crociglia, i monti Nero, Bue e Maggiorasca, il Penna, l'Aiona, il Ramaceto, l'Antola e il Buio. Inoltre, una suggestiva angolazione, permette di fotografare in un particolare incastro di prospettive, i monti Poggio Rondino, Legnà, Cavalmurone e Chiappo.

Mangiamo qualcosa in vetta, scendendo leggermente sul versante ovest, quello riparato dall'aria perché nei pressi della croce c'è un vento che ci sposta letteralmente e mentre siamo seduti, ecco arrivare in vetta i due camminatori che abbiamo superato in precedenza: li sentiamo parlare e lamentarsi per il fatto di avere faticato, con i soli scarponi, a salire a causa della neve troppo molle in alcuni punti. Non ci danno nemmeno il tempo di voltarci, che già hanno abbandonato la vetta e mentre ci alziamo per raccogliere le nostre cose, li intravediamo già ridiscendere lungo il versante sud della montagna.

Anche per noi si è fatta l'ora di rientrare, senza fretta però. E dopo le ultime foto sulla confluenza Sisola-Borbera, sulle casette del Prao e sul borgo fantasma di Chiapparo, eccoci pronti a ripercorrere in senso inverso il nostro tragitto. 

Quarantacinque minuti sono più che sufficienti per fare ritorno alla macchina, nei pressi di un agriturismo ora affollato per il pranzo domenicale. La prima pietra è stata posta, ora non resta che sperare di poter proseguire con le camminate del fine settimana, per non farsi trovare impreparati allo sbocciare della primavera. Ce la faranno i nostri eroi?

Photogallery



A un passo dalla vetta
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