Dettagli del percorso e traccia
Zona geografica: Entroterra Ligure/Valle Scrivia
Località di partenza: Torriglia (mt. 769)
Località di arrivo: Torriglia (mt. 769)
Sviluppo: Monte Lavagnola; Bric Montaldo; Passo del Portello
Lunghezza: circa 9 km (anello)
Tempo indicativo di percorrenza: circa 3,00 h. (anello)
Difficoltà: E/T (tratto finale su asfalto)
Segnavia: triangolo giallo vuoto fino al Lavagnola; sentierino non segnato parallelo all'AV fino al Passo del Portello; asfalto al rientro fino a Torriglia
L'escursione
Il Monte Lavagnola l’ho sempre sentito nominare senza mai capire bene dove diavolo fosse. Nei dintorni di Torriglia l’avevo capito, ma dove di preciso? Nemmeno sapevo se potesse avere una forma che fosse vagamente riconoscibile, che so, dai miei monti scrutando il panorama verso il mare.
Ma c’è sempre una prima volta per tutto, anche per il Lavagnola.
Lo scorso marzo, sul finire dell’inverno, partiamo in macchina direzione Torriglia. Lungo la strada, che breve non è, abbiamo tempo di pensare da dove ci convenga partire con la nostra escursione: siamo certi – per averlo visto bene – che lungo la SP del Brugneto nel tratto tra Donetta e Torriglia, ci sia un cartello del Parco Antola che indica il Monte Lavagnola; tuttavia, anziché partire da qui, considerato che il sentiero incrocerà nuovamente l’asfalto, decidiamo di avvicinarci un po’ di più al monte, che proveremo a raggiungere concludendo un anello con ritorno su asfalto.
Raggiunta così Torriglia, nei pressi del bivio per la val Brugneto proseguiamo in direzione della galleria Buffalora e dopo averla percorsa, parcheggiamo l’auto all’uscita, nelle vicinanze del bivio per le frazioni di Buffalora e Camandoli.
Zaino, scarponi e si va, non prima di aver scattato qualche foto ai crochi che, con i loro colori, sembrano anticipare l’arrivo della bella stagione sbucando qua e là dall’erba ancora gialla. In salita, percorriamo la stradina asfaltata e al termine della ripida rampetta, eccoci sul sentiero segnalato con il triangolo giallo vuoto, proveniente dalla Cappella della Costa e sovrapposto, in questo tratto, al percorso della Via del Mare. Attraversata la frazioncina di Buffalora, proseguiamo sull’asfalto e dopo un’altra salita, ecco che finalmente lasciamo la rotabile per Camandoli per seguire, verso sinistra, il nostro segnavia, che prosegue su un evidente sentiero. Dopo un primo tratto pressoché pianeggiante, prendiamo dolcemente a salire, prima di tornare ad avanzare in piano, sul tutto tranne che faticoso sentiero. Le viste sono in direzione del vicino Monte Corsica, rilievo sconosciuto se non fosse altro che ci passa la strada che seguiremo al ritorno.
Dopo una salita, si raggiunge un crinalino dove, finalmente, tra gli alberi le viste si aprono anche in direzione di Torriglia, quindi si riprende a salire, questa volta tra alcune grandi rocce, dove siamo costretti a fermarci ai margini del sentiero per lasciare spazio a un gruppo di cavalieri con i loro cavalli. Quando ripartiamo, completiamo la nostra salita e raggiungiamo una sella naturale, dove il sentiero si sposta sul lato di valle solcato dal Torrente Laccetto, dove prosegue in piano per un breve tratto, fino a raggiungere un bivio.
Qui abbandoniamo l’evidente mulattiera che abbiamo percorso fino ad ora, che prosegue verso occidente alla volta del Passo della Scoffera, per seguire lo stretto sentierino di sinistra, che in pochi passi ci conduce al Colle Nord del Monte Lavagnola, dove incontriamo alcune panchine per la sosta e le segnalazioni dell’Alta Via dei Monti Liguri (che per l’appunto, qui arriva dalla Sella della Giassina per proseguire alla volta del Passo della Scoffera). Alla vetta del Monte Lavagnola manca veramente poco e la raggiungiamo con una breve salita sul sentierino segnato col triangolo giallo vuoto, che sbuca in cima di fronte alla imponente piramide di vetta.
Rimaniamo quasi a bocca aperta, perché dopo un cammino interamente nel bosco e privo di qualsiasi scorcio, l’arrivo in vetta offre una vista sensazionale sulla riviera ligure, da levante a ponente. Nonostante la foschia, in lontananza scorgiamo chiaramente i profili di Gorgona, Capraia e della Corsica e le viste sono assolutamente privilegiate sulla Baia del Silenzio di Sestri Levante, sul Monte di Portofino e sulla riviera di Camogli, arrivando, in lontananza, fino a Capo Noli e alle montagne del Beigua. La caratteristica della dorsale di cui il Lavagnola fa parte è quella di essere montagne che, mentre sul lato verso l’entroterra si presentano dolci e boscose, sul lato verso il mare diventano improvvisamente aspre e dirupate, generando un effetto “sorpresa” in chi le visita (come me) per la prima volta.
Ci sediamo sulla panchina di vetta per goderci il panorama, mentre alle nostre spalle un padre con due bambini sta raggiungendo la cima: mangiamo qualcosa, non prima di aver scattato tutte le foto possibili allo splendido panorama, che è indubbiamente fantastico e racchiude numerosissime vette, dal Ramaceto all’Aiona, dal Maggiorasca al Crociglia, dal Carmo al Lesima all’Alfeo, tutti visti da una insolita prospettiva.
La sosta sulla vetta dura più di un’ora, tra un veloce pranzo, le foto e il piacevole sole che ci siamo goduti.
Meglio ripartire, però, visto che ci manca ancora parecchia strada.
Quello che ci apprestiamo a percorrere, è indubbiamente il tratto più panoramico e affascinante del nostro itinerario: scendiamo infatti dal Lavagnola mantenendoci sulla linea di crinale, servendoci del poco evidente sentierino che si dirige verso oriente, alla volta della selletta che lo separa dalle vicine vette culminanti nella cima del Bric Montaldo. In men che non si dica, ci innestiamo sulla traccia dell’Alta Via proveniente dal Colle Nord del Lavagnola ma anziché seguirla (il segnavia AV si sposta all’interno del bosco) seguiamo la poco evidente traccia che risale interamente la cresta, avanzando a filo degli ultimi alberi. Che dire, è un tratto di sentiero davvero affascinante, affacciato praticamente sul vuoto e capace di offrire panorami imperdibili.
Non fatichiamo più di tanto a seguirlo, visto che è sufficiente mantenersi sul filo dell’erbosa cresta: raggiunta un’anonima vetta, iniziamo lentamente a ridiscendere verso un nuovo valico, proprio mentre la vista inizia ad aprirsi in direzione del Passo del Portello. Rimaniamo stupiti quando, un po’ all’improvviso, l’occhio ci cade su un gregge di capre che ricoprono gran parte del dirupato versante meridionale della montagna successiva, il Bric Montaldo: sembrano quasi una squadra di equilibristi che si divertono a rimanere aggrappati a questo versante di roccia.
Un altro saliscendi sulla linea di crinale ed eccoci finalmente sulla vetta del Bric Montaldo, da cui ci godiamo un ultimo, meraviglioso, panorama sull’intera riviera e, in direzione dell’entroterra, dall’Antola al Castello di Torriglia, prima di ricominciare a perdere quota. Dovremmo, a questo punto, abbandonare la linea di crinale per spostarci sul vicino sentierino dell’Alta Via ma convinti che ci sia ancora qualche bel panorama da vedere, decidiamo di proseguire a filo di cresta. Peccato, però, che ci stavamo sbagliando: i panorami sono terminati e il nostro cammino si trasforma in un fuoripista reso difficoltoso dall’assenza di un sentiero e dalla presenza massiccia di alberi caduti sulla vetta di questo sconosciuto rilievo sul quale ci siamo avventurati. Prendiamo così l’occasione di ritornare il prima possibile sul sentierino AV e dopo essere scesi, a fatica, lungo un pendio ripido e non segnalato, finiamo di nuovo all’interno dell’Alta Via, che ora seguiamo comoda, in leggera discesa, in direzione del Passo del Portello.
Non impieghiamo molto tempo a raggiungere l’asfalto e, finalmente, possiamo scattare qualche suggestiva foto alla bella cappelletta della Madonna della Neve, che si trova proprio in prossimità del valico, dove possiamo anche goderci per l’ultima volta una splendida vista fino al mare. Bisogna fare ritorno a Torriglia e per non complicarci troppo la vita, visto che si sta facendo tardi, seguiamo l’asfalto, che scende tra una frana e l’altra fino al Ponte delle Scabbie, rivelandosi, tuttavia, piuttosto celere come percorso. Giunti al buio del fondovalle, non ci resta che seguire l’asfalto fino alla galleria della Buffalora, dove ritroviamo la nostra auto parcheggiata sul bivio. Che dire di questo itinerario: è un percorso sicuramente molto bello, peccato solo averlo concluso su asfalto ma ancora una volta abbiamo preferito realizzare un anello piuttosto che percorrere due volte lo stesso sentiero. Siamo fatti così, che ce volete fa…
Photogallery
Commenti