Dettagli del percorso e traccia
Zona geografica: Zona Trebbia e Aveto/Val d'Aveto
Località di partenza: Casermette del Penna
Località di arrivo: Casermette del Penna
Sviluppo: Passo dell'Incisa; Sella Monte Nero; Passo della Spingarda; Monte Aiona cima sud; Rifugio Monte Aiona; Pratomollo; Pietra Borghese; Rocca dei Porciletti; Passo dell'Incisa
Lunghezza: circa 13,5 km (anello)
Tempo indicativo di percorrenza: circa 5,30 h. (anello)
Difficoltà: E
Segnavia: AV, A8
L'escursione
Per concludere il nostro ultimo soggiorno in val d'Aveto ci siamo concessi un'escursione piuttosto impegnativa, che inseguivamo da tempo e che non pensavamo, sinceramente, potesse essere così interessante.
Siccome durante una delle nostre precedenti puntate nella zona siamo saliti sì, sull'Aiona, ma dal Lago delle Lame raggiungendo la cima nord, affacciata verso l'Aveto, ci restava da raggiungere la cima sud, affacciata in direzione del mare. Abbiamo così studiato un percorso che ci permettesse di raggiungerla unendo, anche, la visita ad altre attrazioni dei dintorni, su tutte la curiosa Pietra Borghese.
Raggiungiamo così le Casermette del Penna e parcheggiamo l'auto. Ci incamminiamo sulla rotabile e seguiamo a sinistra le indicazioni per il Passo dell'Incisa, sulla bella carrozzabile che sale nel bosco passando accanto alla Segheria del Penna e raggiungiamo, in una ventina di minuti, il Passo dell'Incisa: torneremo qui quando saremo ormai in conclusione del nostro anello, probabilmente stanchi, ma ora l'entusiasmo è tanto perché è una splendida giornata e abbiamo tante cose nuove da vedere.
Seguendo le segnalazioni dell'Alta Via dei Monti Liguri (AV), ci teniamo a destra e iniziamo a salire nel bosco con un sottile sentierino: attraversata la faggeta, usciamo in una piccola radura da cui, voltandoci alle spalle, possiamo ammirare una bella vista del Monte Penna, mentre di fronte a noi compaiono i Monti Nero e Cantomoro.
Terrà questo tempo? La giornata sembra bella ma l'escursione che abbiamo davanti è piuttosto lunga.
Rientriamo dopo poco nuovamente nel bosco, e questa volta prima di uscirne di nuovo impiegheremo un po' più di tempo: però questo tratto di sentiero ci piace, è molto affascinante. Attraversiamo qualche piccolo torrentello, qualche saliscendi e poi si riprende a salire, questa volta con maggiore decisione. Tra gli alberi si intravede ancora un po' di neve, mentre a mano a mano che prendiamo quota, cominciano a comparire qua e là affioramenti rocciosi sparsi: arrivati alla Sella di Monte Nero, il valico che separa le cime del Nero e del Cantomoro, il sentiero perde quota dolcemente conducendo in un'ampia zona umida pianeggiante, dove le viste tornano ad arrivare fino al Penna e, davanti a noi, anche all'Aiona. Si tratta dei Prati di Montenero, una splendida radura ricoperta di erica, affioramenti rocciosi e acqua: restiamo a bocca aperta, è un luogo così caratteristico che non ce lo aspettavamo, così, d'improvviso, all'uscita dal bosco.
Mentre camminiamo, vediamo comparire alla nostra destra tante cime che appaiono familiari: il Lesima, l'Alfeo, la dorsale del Carmo, l'Antola. Il sentiero perde leggermente quota e si infila per un breve tratto all'interno di una faggeta, prima di uscire, poco dopo, nuovamente in una piccola radura dove i colori sono così particolari da entusiasmarci: facciamo slalom tra le pietre e l'acqua affiorante mentre accanto a noi ci sono zone letteralmente disseminate di rocce ofiolitiche. Torniamo per un breve tratto pianeggiante nel bosco, ed eccoci al Passo della Spingarda (mt. 1551), dove incontriamo l'ampia sterrata diretta a Pratomollo. Nonostante la nostra intenzione sia quella di scendere in quella direzione, per concludere l'anello, abbiamo anche però voglia di salire sulla cima sud dell'Aiona e così, visto che fino a qui la camminata è stata più che soddisfacente e siamo in orario perfetto, decidiamo di deviare per la cima meridionale della piatta e lunga montagna.
Continuiamo così a seguire l'Alta Via in direzione del Passo Pré de Lame, salendo sulla dorsale disseminata di affioramenti. Si cammina male, perché bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi, però è un luogo davvero caratteristico: continua ad esserlo, sempre di più, a mano a mano che si sale tra le fioriture di erica e il panorama si apre sempre di più verso le dorsali che ci circondano fino al mare. Giunti ai piedi dell'altipiano dell'Aiona, seguiamo finché possibile le paline segnaletiche, quindi le abbandoniamo e prendiamo a salire dritti per dritti in direzione della cima sud, seguendo una direttissima che ci inventiamo strada facendo. La cima sembra non arrivare mai, ma la linea blu del mare sullo sfondo ci guida inesorabilmente verso la nostra meta: quando la raggiungiamo, c'è da lustrarsi gli occhi. Sulla cima sud dell'Aiona (mt. 1688) c'è una statua della madonna che guarda verso il mare, ai nostri piedi è tutto un lento digradare di montagne verso la riviera, ma basta voltare lo sguardo più ad ovest e si rimane altrettanto stupiti, perché la dorsale del Ramaceto si frappone come unico ostacolo a separare lo specchio d'acqua del Lago di Giacopiane dalla riviera di ponente. Meraviglia!
C'è un vento che non si sta in piedi, però. Dobbiamo trovare un punto riparato per mangiare qualcosa e siccome il posto ai piedi della madonnina ci è stato fregato da altri due camminatori, dobbiamo accontentarci di stare poco più in là, ai piedi di due grandi rocce che ci fanno da schienale e, al tempo stesso, ci riparano dal vento. Mangiamo qui e ce la godiamo tutta, una giornata così non potevamo immaginarcela nemmeno nel migliore dei nostri sogni!
Scatto un po' di foto visto che di tempo ne abbiamo (abbiamo impiegato poco più di due ore per salire all'Aiona dalle Casermette) e spiace quasi dover lasciare questo luogo meraviglioso. Meglio la cima sud della nord, all'unanimità!
Ci rimettiamo in cammino e torniamo controvoglia verso il Passo della Spingarda, cercando di individuare tra le rocce la direttissima percorsa in precedenza; poi troviamo i segnavia AV e allora tutto si fa più semplice.
Al Passo, svoltiamo a destra e prendiamo a scendere verso la radura di Pratomollo su una sterrata così ampia che è impossibile confondere: arriviamo a Pratomollo (mt. 1503) e, nonostante vediamo vicino a noi l'imponente rifugio, verso il quale poi ci dirigeremo, scendiamo ancora sulla sterrata perché dobbiamo visitare la famigerata Pietra Borghese. La raggiungiamo in pochi minuti e rimaniamo a bocca aperta!
E' un caratteristico affioramento di peridotite a blocchi verticali, situato ai margini di una radura a 1470 mt. di altitudine e ha davvero tutto l'aspetto di un meteorite arrivato lì da chissà dove, che però, a differenza delle rocce disseminate lungo la dorsale, è rimasto pressoché intero. Andiamo da vicino a curiosare e non abbiamo con noi, purtroppo, una bussola per verificare se, come si dice, la faccia impazzire. Mistero!
Scattiamo qualche foto accanto alla Pietra Borghese e torniamo a Pratomollo, dove seguiamo le segnalazioni dell'anello del Parco A8 (Anello della Scaletta), che passa davanti alla bella struttura del Rifugio Monte Aiona per attraversare la torbiera di Pratomollo, altro luogo assolutamente caratteristico tra zone umide, fioriture di erica e affioramenti di roccia, ai piedi della dorsale che collega l'Aiona al Monte Nero. Terminato il prato, prendiamo a scendere con più decisione e il tempo inizia a peggiorare improvvisamente.
Ci prenderemo l'acqua? Speriamo di no, anche perché ci stiamo dirigendo verso un bosco piuttosto buio, sconosciuto e rigonfio di rii e torrentelli. A volte ci vuole un attimo a complicarsi la vita: così, forse inconsciamente, anche se siamo stanchi allunghiamo il passo. Raggiungiamo in ripida discesa un bivio nei pressi della Rocca dei Porciletti (mt. 1368), dove anziché tenere la destra verso il Passo del Bocco, svoltiamo a sinistra verso il Passo dell'Incisa. Il percorso, da questo punto, entra nella faggeta per non uscirne praticamente più.
Proseguiamo su un sentiero ricco di saliscendi e di corsi d'acqua da attraversare, raggiungendo il Passo dei Porciletti (mt. 1460), dove reincontriamo le segnalazioni dell'Alta Via, che seguiamo verso l'Incisa, indicata poco più di mezz'ora di cammino. Proseguiamo nel bosco in territorio parmigiano e arriviamo dapprima alla Fontana del Becio (mt. 1490) e, poco dopo, ad un belvedere panoramico dove la vista spazia fino al fondovalle di Santa Maria del Taro.
Le nuvole incombono ma vediamo l'obiettivo sempre più vicino. Però siamo stanchi e un po' ci demoralizziamo quando scopriamo che, tra noi e l'Incisa, c'è ancora una discesa in una zona umida disseminata di affioramenti rocciosi dove, appoggiando i piedi, si sbaglia comunque perché o si inciampa o si finisce in acqua. Forse, la vista della parete meridionale del Penna colorata del rosso degli alberi e del tramonto, un po' ci distrae da questo tratto noioso.
Rientriamo nel bosco, i faggi sembrano non finire mai, così come i rii da attraversare, alcuni anche su tratti poco agevoli. Una ripida rampa di salita, ci fa sbucare finalmente al Passo dell'Incisa e ormai vediamo il traguardo. Scendiamo sulla sterrata per le Casermette, deviando solo a destra al bivio, per rimanere al di sotto della vetta del Penna, ma in breve siamo alla macchina, stanchi e sfiniti, ma con gli occhi che brillano per la camminata meravigliosa.
Che giro spettacolare!
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