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L'anello di Cà di Monte


I ruderi del cascinale di Cà di Monte
I ruderi del cascinale di Cà di Monte

Dettagli del percorso e traccia

Zona geografica: Oltrepo pavese/Valle Staffora

Località di partenza: Loc. Cà di Monte (PV)

Località di arrivo: Loc. Cà di Monte (PV)

Tappe intermedie: Bivio Valle di Nivione, Casa Bertella, Casetta partigiani, Bivio Castello di Nivione, Bivio Nivione

Lunghezza percorso: 5,2 km circa

Tempo indicativo di percorrenza: 2,30 h. circa

Segnavia: nessuno

Difficoltà: EE (assenza di segnalazioni)

Traccia GPX


L'escursione

Qualcuno di voi ricorderà che alcuni anni fa – era la fine del 2013 – mi ero avventurato in un’escursione che ripercorreva il celeberrimo (nelle mie valli) percorso di Pipòn. Come chi è Pipòn? Pipòn è l’oste di Varzi che venne incolpato al termine di una frettolosa fase di indagini per il terribile omicidio di Cà di Monte, uno dei più sanguinosi fatti di cronaca verificatisi sul nostro appennino, e precisamente vicino al confine tra le valli Staffora e Curone.

Non conoscevo questa vicenda, anche se ora me ne bullo, devo essere sincero. Me l’hanno fatta conoscere Giuseppe e Andrea Siciliano, con i quali collaboravo ai tempi fornendo loro materiale per il sito internet delle Terre di Marca Obertenga. Mi avevano invitato a cena, e parlando del più e del meno, avevano estratto questo libretto di Giuseppe Bonavoglia che ricostruiva, attraverso la ricerca degli atti processuali tra gli scaffali dell’Archivio di Stato di Alessandria, questa storia piuttosto oscura, tramandandola fino a noi. Sembra ieri, ma sono cambiate tante cose.

Ai tempi ero un giovane poco più che trentenne che pensava di cambiare il mondo con i suoi racconti di trekking sul blog a un passo dalla vetta. Ora gli anni sono quasi quaranta e mi avvio a presentare il mio terzo romanzo, che guarda caso è proprio dedicato a questa vicenda. Sarà un libro curioso, ve lo posso anticipare, ma sarà anche un libro sorprendente. Sono molto soddisfatto del lavoro svolto in questi mesi e non vedo l’ora che possiate leggerlo.

In questi mesi, scrivendo il libro, sono stato altre due volte a Cà di Monte per rinfrescarmi la memoria. Una volta ho visitato il diroccato cascinale (la stalla) ancora oggi visibile per realizzare l’immagine della copertina del libro, per la quale ho poi scelto una foto scattata quel giorno dalla mia compagna Ilaria. Un’altra volta sono invece stato a Cà di Monte per cercare un sentiero (che ai tempi doveva pur esserci) capace di collegare il crinale del Poggio di Dego con la cascina. Si tratta di un sentiero che più volte mi era sfuggito in passato, quando ho camminato su questi sentieri cercando di ricostruire il percorso dell’oste la sera dell’omicidio. Ho potuto constatare che ci ero andato anche molto vicino, anche se per poco l’avevo mancato. Così questa volta, per fugare ogni dubbio, ho deciso di partire dal cascinale e seguire un sentiero dall’evidente imbocco (così evidente da apparire una vera e propria sterrata) che partiva nelle sue vicinanze.

Con Ilaria raggiungiamo la sperduta località, sopraggiungendo da Castagnola e parcheggiando lungo la strada per Valle di Nivione, nel breve rettilineo nei pressi del quale si trova, sotto alla rotabile, il rudere della stalla. Da qui, imbocchiamo senza esitazioni l’evidente sterrata che parte sul lato opposto della rotabile, e che sale dolcemente costeggiando un terreno. La strada è così ampia (ci sono segni di ruote) che sembra impossibile non debba condurre da qualche parte: invece, un po’ a sorpresa, dopo alcune centinaia di metri, oltre un tornante, improvvisamente la strada termina, sfociando in un grande campo.

Inutile dirvi la delusione, proprio quando stavamo iniziando a crederci. Però la nostra esperienza di cercatori di sentieri antichi e di paesi abbandonati ci ha insegnato a non demordere mai e a guardare bene dappertutto, prima di arrendersi. E così, anche se molti sarebbero tornati indietro appena visto che la strada nient’altro era che quella di accesso ad un terreno, noi abbiamo attraversato tutto il campo accorgendoci che, al termine, il sentiero, seppur più piccolo e sporco, proseguiva ed era ancora piuttosto facilmente intuibile. Ecco allora che, costeggiate alcune enormi rocce squadrate, attraversiamo un piccolo rio (quello che scende sotto a Cà di Monte) e prendiamo a salire all’interno del bosco, superando alcuni grandi tronchi caduti sul sentiero e godendo, a mano a mano che prendiamo quota, delle prime interessanti viste sull’abitato di Castagnola che inizia a comparire tra gli alberi in lontananza.

In poco più di una decina di minuti, con un ultimo strappo di salita, raggiungiamo finalmente il crinale che potevamo ormai percepire vicino: alle nostre spalle si vedono Castagnola e Dego e dopo un attimo di disorientamento, ci accorgiamo immediatamente di essere in un punto che conosciamo, perché siamo davvero pochissimi metri oltre il bivio tra il sentiero per Casa Bertella/Nivione e quello per Valle di Nivione. Le precedenti volte che ho percorso questo itinerario, ho soltanto sfiorato questo bivio, dall’imbocco piuttosto evidente, arrivando a credere che l’unico accesso per Cà di Monte fosse quello da Dego: così non è, invece, perché questo accesso diretto dalla dorsale accorcia incredibilmente i tempi necessari a raggiungere il cascinale e, per questo, appare indubbiamente quello utilizzato, ai tempi, per arrivarci.

Giunti a questo punto, che possiamo fare? Il mistero è risolto dopo appena poche decine di minuti, ma non possiamo di certo interrompere qui la nostra camminata. Così convinco Ilaria a seguirmi in discesa sul sentiero per Casa Bertella, visto che mi piacerebbe percorrere in senso inverso l’itinerario seguito dall’oste per compiere la strage. Teniamo così la destra al primo bivio e la sinistra al secondo, scendendo ripidi sulla traccia nel bosco, che nonostante sia un po’ segnata dai gelicidi degli ultimi anni, tra mazzetti di primule che spuntano un po’ ovunque conduce piuttosto velocemente, dopo aver moderato le proprie pendenze, nei pressi di un bel punto panoramico sulla sottostante frazione di Casa Bertella e su Varzi. Dopo una veloce sosta fotografica, riprendiamo a scendere e in pochi minuti eccoci nei pressi delle case di Casa Bertella, uno dei luoghi più citati nel libro di Giuseppe Bonavoglia.

Se volessimo fare le cose come Dio comanda (o forse come Pipòn comanda) ora dovremmo proseguire verso la vicina località di Caposelva e, da qui, risalire ripidi verso la costa di Dego. Non fosse altro che io, che nel 2013 mi ero innamorato di un luogo poco distante, convinco Ilaria a fare una breve deviazione fino alla vicina casetta dei partigiani, quella situata nelle vicinanze del Monte Crocetta, in uno straordinario punto panoramico sui calanchi di Nivione. La raggiungiamo con un po’ di saliscendi, piuttosto velocemente e mentre io mi perdo a fotografare Castello di Nivione che spunta dai calanchi, con la sagoma del Bogleglio alle spalle, Ilaria sale verso la casetta, dove mi attende per il pranzo. Quando dopo pochi minuti la raggiungo, ci godiamo una veloce merenda appoggiati al muro del retro della casetta, mentre il cielo inizia ad annuvolarsi sempre di più, nonostante la giornata già non fosse delle migliori.

Dopo aver mangiato qualcosa, rimettiamo lo zaino e anziché dirigerci a ritroso verso Caposelva, pensiamo che in fondo, ormai che siamo arrivati qui, si potrebbe anche attraversare la meravigliosa valletta di calanchi che ci separa da Castello di Nivione e, da qui, risalire verso il Poggio di Dego, fregandocene di Caposelva, di Pipòn e approfittandone per provare un sentiero nuovo. Perché no?

L’attraversamento dei calanchi si rivelerà, mica per niente, uno dei momenti più affascinanti dell’intera escursione perché sarà in questo tratto che potremo godere dei panorami e degli scorci più affascinanti dell’intera giornata, come del resto le immagini testimoniano. Scesi sul fondo della valletta di calanchi, risaliamo verso Castello di Nivione e voltandoci alle spalle, vediamo la casetta dei partigiani ormai piccola, abbarbicata su una montagnola dal paesaggio lunare.

Senza raggiungere Castello, svoltiamo decisi a destra e saliamo alla volta del Poggio di Dego su un sentiero così ripido, ma così ripido, che in alcuni punti, complice la sabbia dei calanchi, per ogni passo avanti se ne fanno due indietro. Fortuna che il tratto non è lunghissimo e non appena riusciamo a scalare questo ostico versante di montagna, il sentiero finalmente modera le proprie pendenze, accompagnandoci dopo un ultimo tratto all’intersezione con il sentiero proveniente da Guardamonte e diretto a Castellaro (già percorso e raccontato su queste pagine). Da qui, complice il percorso conosciuto, ci godiamo la conclusione dell’anello risalendo prima nel bosco e poi all’aperto, fino al bivio per Casa Bertella incontrato in mattinata e, poco dopo, fino al bivio per Cà di Monte che finalmente abbiamo scoperto. Lo utilizzeremo anche per ridiscendere verso il cascinale, proprio perché si tratta di un sentiero molto veloce, e in men che non si dica eccoci a Cà di Monte, che per una volta abbiamo fatto punto di partenza della nostra escursione.

Torneremo su questi sentieri prossimamente, quando con gli amici dell’Associazione Nuvùn organizzeremo una camminata per riscoprire i luoghi del mio romanzo “La zappa e la forca”. 7 luglio 2019, segnate la data!


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A un passo dalla vetta
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