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L'anello di Sant'Apollinare


Vista sul Golfo Paradiso
Vista sul Golfo Paradiso

Dettagli del percorso e traccia

Zona geografica: Zone limitrofe/Riviera di levante

Località di partenza: Sori (GE), mt. 14

Località di arrivo: Sori (GE), mt. 14

Tappe intermedie: S.Apollinare; S.Uberto; Recco

Lunghezza percorso: 11 km circa

Tempo indicativo di percorrenza: 4,00 h. circa

Segnavia: due linee verticali rosse; cerchio rosso barrato

Difficoltà: E

Traccia GPX


L'escursione

Quando prendiamo di mira un posto, va a finire che poi ci torniamo ancora a breve: è quanto accaduto nel febbraio 2019 con Sori, dove mai eravamo stati prima per camminare e dove siamo tornati a breve distanza per un nuovo trekking invernale. Se la prima volta avevamo camminato sui sentieri “occidentali” di Sori, ovvero verso Pieve Alta e il Monte Santa Croce, questa volta ci siamo spostati verso oriente, in direzione di Recco, per un nuovo itinerario che ci incuriosiva.

Parcheggiata l’auto al solito posto, lungo la strada per Teriasca, ci addentriamo tra i vicoli di Sori con la scusa di cercare l’imbocco del nostro sentiero, che si trova nei pressi della stazione FFSS: trovata con non poca fatica la passerella che dai pressi della chiesa conduce sull’Aurelia, notiamo subito di fronte a noi, sull’altra parte della carreggiata, l’imbocco di via Dante, contrassegnato con le segnalazioni “due linee verticali rosse”, dirette a Sant’Apollinare e Case Cornua.

Raggiungiamo subito la piccola chiesetta di San Rocco e da qui, proseguiamo su una scalinata che dapprima sale ripidissima tra le case e, successivamente, con numerosi zig-zag taglia gli orti che occupano il pendio, facendosi strada tra i muretti che li delimitano. Dopo una serie infinita di scalini, procediamo su una crosa che passa tra alcune villette isolate, offrendo alle spalle una bella vista su Santa Croce e Teriasca. Il percorso modera le proprie pendenze passando tra grandi muri in pietra, quindi riprende a salire fino a raggiungere, in panoramica posizione sul Golfo Paradiso, la chiesa di Sant’Apollinare (mt. 265) dove troviamo molte persone sedute a godersi il caldo di questa giornata dal sapore davvero poco invernale.

Siamo appena all’inizio e ci siamo già sciroppati uno dei tratti più impegnativi dell’escursione: così, abbandonata l’idea di fermarsi a scattare qualche foto a Sant’Apollinare, proseguiamo sul nostro percorso fino al poco distante parcheggio, raggiungendo un bivio al quale ci teniamo a sinistra seguendo le indicazioni per Sant’Uberto (due linee verticali rosse). Dopo un primo tratto asfaltato, inizia finalmente una evidente sterrata che seguiamo per un tratto, prima di abbandonarla a favore di un piccolo sentierino che si stacca sulla destra, e in direzione del quale proseguono le segnalazioni. Su una sottile traccia lastricata, ci inerpichiamo tra i ruderi di un antico muro in pietra, che il percorso costeggia per un buon tratto, prima di piegare verso sinistra e salire con alcuni stretti tornanti su un versante piuttosto ripido.

Oltrepassato il primo e più faticoso tratto, il percorso modera le proprie pendenze e avanza quasi in piano una volta raggiunto il crinale: di fronte a noi, ecco comparire il Redentore di Sant’Uberto, che spunta tra gli alberi a dominare il paesaggio. Raggiungiamo un tratto aperto, dove finalmente gli alberi diradano lasciando intravedere un bello scorcio del promontorio di Punta Chiappa e della riviera da Recco a Camogli e, in direzione opposta, da Sori fino al Monte Fasce. Il sentiero riprende a salire leggermente, avviandosi deciso verso la statua di fronte a noi, che raggiungiamo senza ulteriore fatica e della quale possiamo ammirare, una volta giunti ai suoi piedi, la grandiosa imponenza.

Ci sediamo ai piedi della statua per mangiare qualcosa, visto che riusciamo a trovare un po’ d’ombra (il caldo è notevole per essere inverno) e visto che siamo soli. Peccato che dopo pochi minuti, una comitiva di una cinquantina di persone arrivi dalla direzione opposta rispetto alla nostra, decidendo di fermarsi accanto a noi a rovinare questo momento di pace. Tutto questo ci fa accelerare improvvisamente e abbandonare in tutta fretta la vetta del monte, per proseguire lungo il crinale in direzione del Monte Castelletto e di Case Cornua. Il percorso è ora piacevole e pressoché pianeggiante: ignorato il bivio sulla sinistra per Capreno, poco dopo abbandoniamo il crinale per scendere sotto costa sul lato opposto, seguendo le indicazioni per Sori (segnavia cerchio rosso barrato).

Il sentiero perde leggermente quota con splendide viste sia in direzione della riviera, sia verso l’entroterra dove sono facilmente riconoscibili le più evidenti sagome dei monti Caucaso e Ramaceto. Si inizia a scendere con più decisione tra la vegetazione arbustiva, fino ad un punto in cui, un po’ a sorpresa, il sentiero – fino a quel punto panoramico - svolta a sinistra, transitando nei pressi di un casone, e continuando a scendere su una vecchia mulattiera nel bosco, accompagnata da muretti in pietra.

Ignorato il bivio del sentiero che ci riporterebbe a Sant’Apollinare tramite Ageno (tre pallini rossi), proseguiamo sul sentiero segnalato col cerchio rosso barrato diretto a Megli, che tra muretti in pietra via via più alti, ci accompagna fino alla Chiesa dell’Ascensione che sovrasta l’abitato di Faveto.

Tra crose e scalette, scendiamo incrociando più volte l’asfalto e perdiamo quota sempre più seguendo sempre il segnavia cerchio rosso barrato, attraverso via Faveto e salita Faveto. Raggiunto il bivio per Ageno, lo imbocchiamo tornando per un tratto a salire, quindi abbandoniamo l’asfalto per tenerci a sinistra su una viuzza a tratti sterrata che, con splendide viste sui sottostanti tetti di Recco e sul promontorio di Punta Chiappa, ci accompagna fino alla caratteristica Chiesa di Megli, situata in splendida posizione panoramica sulla riviera. Ridiscendiamo attraverso la scalinata e proseguendo tra crose e scalette, completiamo la nostra discesa fino a raggiungere l’intersezione con l’Aurelia all’inizio dell’abitato di Recco.

Avremmo potuto concludere l’anello tornando a Sant’Apollinare, ma poi abbiamo desistito e optato per raggiungere Recco e chiudere l’anello attraverso l’Aurelia. Il tratto da Recco a Sori non è lungo, semmai noioso, quello sì, e pure trafficato, ma il sole caldo e gli splendidi panorami rendono un po’ meno pesante questo ultimo tratto di camminata. Arriviamo a Sori accaldati, ma non stanchi, dopo questa escursione uscita un po’ per caso e, invece, estremamente soddisfacente!


Photogallery



A un passo dalla vetta
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