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Lesima: l'anello del tramonto


Il mare al tramonto dal Lesima
Il mare al tramonto dal Lesima

Dettagli del percorso e traccia

Zona geografica: Oltrepo pavese/Valle Staffora

Località di partenza: strada Giovà-Colletta, bivio M.te Lesima (mt. 1385 circa)

Località di arrivo: strada Giovà-Colletta, bivio M.te Lesima (mt. 1385 circa)

Tappe intermedie: Monte Lesima (mt. 1724)

Lunghezza percorso: 8 km circa

Tempo indicativo di percorrenza: 3,00 h. circa

Segnavia: 101 (nel tratto di sentiero)

Difficoltà: E

Traccia GPX


L'escursione

Qualche settimana fa ragionavo tra me e me e pensavo che, zitto zitto, in questi anni ero riuscito a fare tramonti un po' dappertutto, sulle montagne nei dintorni: Ebro, Chiappo, Cavalmurone, Legnà. Mai sul Lesima però, quando invece mi sarebbe piaciuto perché quella dal Lesima è un'angolazione che mi manca e mi incuriosisce. Così ho iniziato a pensare ad un giro sul Lesima che mi permettesse di vedere il tramonto e, allo stesso tempo, tornare alla macchina senza fare troppa fatica per il buio, accorgendomi che la soluzione era, in realtà, più semplice di quanto pensassi. La vetta del monte, a causa di quel radar, è infatti raggiunta dalla stradina asfaltata e quindi, per il ritorno, avrei sicuramente potuto utilizzare quella. E per salire?

Per salire ho pensato, innanzi tutto, di partire verso mezzogiorno in modo da non arrivare in cima troppo presto e poi di utilizzare il sentiero Passo del Giovà-Lesima, approfittando del fatto che Ilaria non l'ha mai fatto e magari potrebbe piacerle fare un giro nuovo, anche se su un monte che ben conosciamo.

In tutto questo pensare, quasi dimenticavo che a quel sentiero è legato un brutto ricordo: era il 2013 e salivo verso il Lesima con Francesca, eravamo partiti da Bocche di Crenna, e scivolando sul sentiero quasi impraticabile per colpa di un mix letale di fango e buche dei motociclisti, riuscivo a cadere in un tratto ripido, infilandomi nell'occhio il manico del bastoncino da trekking. In quale occhio? Nell'occhio già operato tre volte per una pallonata, vent'anni prima e funzionante (poco) per miracolo: insomma, un bonus me lo ero già giocato. Se tutto è bene ciò che finisce bene, nel senso che l'occhio dopo una settimana in ospedale ha recuperato le sue funzionalità e seppur poco, continua a vederci, questa volta è sicuro che ci metterò il quadruplo dell'attenzione, anche perché se due bonus si possono giocare, il terzo rischia di essere quello decisivo.

Così partiamo in auto e ci dirigiamo al Giovà, dove proseguiamo verso Cima Colletta sulla stretta rotabile che, nel periodo in cui l'abbiamo percorsa, dovrebbe essere chiusa al traffico (ma l'assenza di qualsiasi sbarra lascia sempre un po' di discrezionalità): al bivio per il radar ci fermiamo, perché qui la sbarra c'è ed è chiusa e pertanto utilizzeremo questo punto come partenza ed arrivo del nostro anello. 

Partiamo con un primo, monotono, tratto di asfalto in direzione del Passo del Giovà, ripercorrendo in senso inverso la strada percorsa poco prima in auto: fortuna che la giornata non è fredda e in mezzo agli alberi, nonostante non arrivi il sole, la temperatura è ancora più che accettabile. Non incontriamo nessuno e a parte qualche scorcio isolato in direzione di Pian del Poggio e della cima del Chiappo, proseguiamo tranquillamente chiacchierando fino all'innesto del sentiero 101, che riconosciamo per via di un piccolo spiazzo sulla sinistra (per chi arriva dalla nostra direzione). Abbiamo già fatto qualche chilometro di strada e diverse decine di minuti di cammino: è ancora presto però, quindi saliremo alla volta del Lesima con calma, per evitare di essere là sopra troppo presto e dover attendere il tramonto troppo a lungo.

Imbocchiamo il sentiero 101 e notiamo ora una segnalazione per Vesimo che prima mancava. Il sentiero prende a salire tra gli alberi e nel primo tratto prosegue più che piacevole, con una salita moderata e costante, quindi dopo una rampetta decisa si sposta verso la val Boreca offrendoci una bella vista in direzione del Monte Alfeo, ai cui piedi riconosciamo i tetti delle case di Belnome e una prima visuale sul radar del Monte Lesima. Perdiamo un pochino quota spostandoci sul lato della valle Staffora, quindi superiamo un colletto e la salita torna a farsi decisa: alterniamo passaggi sopra alla rotabile percorsa in precedenza ad altri sul lato val Boreca e, di tanto in tanto, la palla del Lesima torna a ricordarci quanto manca a raggiungerla. 

Dopo un tratto più lungo sul lato della valle Staffora, in cui prima saliamo e quindi perdiamo quota, raggiungiamo il bivio per Vesimo, contrassegnato da un cartello e dall'evidente imbocco di una mulattiera: scattiamo qualche foto del Lesima e dell'Alfeo, quindi torniamo sul sentiero 101, che prosegue verso sinistra, avvicinandosi al suo tratto più impegnativo, quello dove la volta precedente a momenti ci lascio un occhio. La salita si fa via via più ripida con strappi continui e scivolosi per via del fango presente sotto alle foglie ammucchiate sul percorso, ma questa volta sto attento a dove metto i piedi. Dopo un ultimo tratto pianeggiante, eccoci al bivio tra il percorso che prosegue verso Cima Colletta (sentiero 101, a sinistra) e quello diretto al Lesima (sentiero 101z, verso destra).

Ci teniamo a destra, salendo attraverso un suggestivo canalino che ci porta sulla linea di crinale, dove il percorso diventa improvvisamente panoramico: ai nostri piedi la val Boreca, mentre in lontananza la valle Staffora si distende a perdita d'occhio. Davanti a noi la palla del Lesima, che seguiamo nel nostro avvicinamento alla vetta. Questo tratto panoramico è in realtà molto breve, perché una volta risalita la ripida dorsale, dove perdiamo molto tempo scattando fotografie, raggiungiamo in pochi minuti l'asfalto della rotabile di accesso al radar nei pressi del primo tornante. Da qui, seguiamo l'asfalto fino alla vetta, con un'unica deviazione, quella sulla cima del vicino Monte Tartago per scattare un po' di foto della val Trebbia che si distende sotto di noi.

Siamo in vetta alle 15,30 e dopo un po' di foto ci sediamo ai piedi del muretto per mangiare qualcosa. Il sole ci ha accompagnato per tutto il percorso ma ora è scesa improvvisamente la temperatura e il freddo picchia nelle mani. Ci vestiamo più che possiamo, quindi non ci resta che attendere il tramonto.

Il panorama dalla vetta è incredibile: Piacenza con le prealpi bresciane alle spalle, Milano dietro a Pietragavina, la val Trebbia e la dorsale del Maggiorasca e del Penna, l'appennino emiliano. Ma anche il Ramaceto, il Caucaso, l'Alfeo, l'Antola, l'Ebro il Chiappo e il Giarolo. Il Tobbio e le montagne del Parco Capanne di Marcarolo, con le alpi offuscate in parte dalla nebbia.

Il sole al tramonto illumina le acque del mar Ligure e diventano facilmente visibili a occhio nudo Capo Noli, l'Isola Gallinara e Bergeggi, alla faccia di chi continua a dire che dal Lesima è impossibile che si veda il mare. Il cielo si colora di arancione quando il sole scompare, poi la sfumatura diventa azzurrina e rosa. Sono momenti indimenticabili, in cui se non fosse per il freddo che quasi impedisce di ragionare, verrebbe quasi voglia di rimanere qui anche per la notte a vedere le luci della città piano piano accendersi in lontananza.

Ci incamminiamo lungo la strada asfaltata mentre il buio piano piano avanza, ma quando arriviamo in fondo, all'auto parcheggiata, c'è ancora una luce sufficiente per camminare vedendo dove si mettono i piedi. E' andato tutto meglio del previsto: il tramonto è stato splendido, e soprattutto ho potuto vederlo con i miei occhi, che sul Lesima non è sempre così scontato, almeno per me...!


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A un passo dalla vetta
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